lunedì 16 giugno 2008

balenottera spiaggiata

Ci sono giorni, me ne rendo conto, che mi agito come una balenottera spiaggiata.
Tento di districare i pensieri come si tenta di districare un gomitolo di filo passato tra le zampe impazzite di un gatto annoiato che improvvisamente ha trovato la sua unica fonte di vita e di divertimento.
Una palla biturzoluta di filo amalgamato con polvere e peli e saliva di gatto.
Ecco in che condizioni è la mia testa.
E siccome non riesco a districare un bel niente, mi agito come una balenottera spiaggiata che patisce per l’assenza d’acqua.
Vorrei, dovrei, potrei.
Ma è un turbine, un assalto.
Mi volto, e un quarantenne rapisce la sua ex fidanzata, la porta a casa e la costringe a lavare i piatti e a stirare. Fa proprio così.
Lei sta bevendo qualcosa con un’amica, in un pub. Lui entra. La strattona, la trascina in macchina.
La chiude in casa e la costringe a fare la casalinga.
E non c’è niente da ridere, se mai a qualcuno venisse la voglia.
Questo succede.
Ma l’unica cosa che sembra preoccupare “la gente” è questa stramaledetta sicurezza.
Ma sicurezza di cosa? Ma delle proprie sante abitazioni, e di cos’altro?
E quindi, giù di telecamere, sul cortile, sulla porta di casa, sulla cassetta delle posta o sull'ingresso del garage.
Senza violare la privacy dei vicini, mi raccomando.
Mi giro in un’altra direzione. Annaspo.
E mi dico: di che cosa mi stupisco se l’82% di questo paese è daccordo che per le strade se ne vada in giro l’esercito?
E cosa posso dire, se mi si rassicura dicendo che l’esercito serve solo ad evitare le ronde?
Mentre io ormai mi dibatto violentemente sulla battigia.
E penso che di tutto questo alla donna di Santa Maria Capua a Vetere, segregata dalla famiglia per diciotto anni perchè ha avuto la balorda idea di rimanere incinta non interessa un bel niente.
Giustamente.
Meno che mai alla donna di Pedropolis, in Brasile.
Anche lei segregata in casa per diciotto anni, dal marito.
La violenza sulle donne non ha confini.
Un po’ come certa gente, che sull’espresso Palermo Milano insulta, aggredisce e ferisce una passeggera Ganese. Si tratta del capotreno che pare abbia usato queste due parole, tra le tante: sporca negra.
E mentre mi agito in preda alle convulsioni, mi va il sangue al cervello.
L'uomo bianco occidentale civilizzato.
Fascista.
Che apre bocca, alza le mani, nel suo piccolo mondo dove può fare e dire quello che gli pare.
Vigliacco.
E se solo mi volto a guardare altrove.
A largo di Malta.
Un’altra barca che affonda. Sei dispersi. Ci sono anche dei bambini. O dovrei dire c’erano.
Annaspo.
Senza una direzione.
Ecco. E’ così. Alle volte le cose, tutte quante insieme, sfuggono al mio controllo e non riesco a fare niente per non essere travolta.
Ogni singolo sporco fottuto avvenimento su questo benedetto pianeta mi arriva in faccia come un’onda. Uno dopo l’altro.
Senza darmi il tempo di riprendere il fiato tra una gozzata d’acqua salata e l’altra.
Un disastro.
Una sensazione orribile.
Spiaggare come una balenottera dopo aver rischiato di affogare, per l’ennesima volta.

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