mercoledì 28 maggio 2008

RIFLESSIONI

Ho fatto un po’ di resistenza, ma alla fine ho deciso di leggere anche io il discorso di Benedetto XVI ai membri del movimento per la vita italiano fatto il 12 maggio 2008. Ci sono stati alcuni passaggi, ma più che altro delle parole, che mi hanno lasciato in bocca il sapore della frustrazione nel non poter parlare a lor signori, uno per uno. Perché più che l’idea di Benedetto XVI che pronuncia queste parole, è l’immagine della platea che annuisce che mette in moto quella parte del mio cervello direttamente collegata con la bile. Uomini e uomini di chiesa che annuiscono.
Non che non ci siano, le donne, all’interno dei movimenti per la vita, ma lascio ad un altro momento i commenti per loro.
Ma a loro, a quegli uomini e a quegli uomini di chiesa, qualcosa ho voglia di dirlo adesso.

Per esempio.

[...] il nobile ideale della promozione e della difesa della vita umana fin dal suo concepimento. [...]

Al di là dello spinoso quanto mai dibattuto concetto di vita, al di là dell’annoso quanto mai scivoloso concetto di concepimento è la parola promozione, unita a vita, che mi ha provocato un moto di fastidio, di quelli che all’inizio non capisci perché.
Che brutta parola promozione se la devo pensare in relazione alla vita.
Come se le mie giornate, i miei anni fossero un pacco di sapone per la lavatrice da promuovere, a cui fare pubblicità.
E che cos’è la pubblicità se non qualcosa di patinato, irreale e traslucido? Ed è così che ci offrite la vita. Nel migliore dei casi. Sì, nel migliore dei casi ci dite di gioire della vita in quanto dono. E se qualcuno obietta (verbo sicuramente tra i più gettonati) avanzando l’ipotesi che così come stanno le cose la vita è una merda, lo guardate amorevolmente, con lo sguardo colmo di compassione, ma anche di un pizzico di insofferenza, e dite che anche della merda dobbiamo essere grati.

Evidentemente, quando parliamo di vita, io e voi parliamo di cose diverse.
Io quando parlo di vita penso a quello che è e che quello che vorrei che fosse. Quando parlo di vita penso allo sforzo di farla assomigliare alla migliore delle vite possibili, scontrandomi quotidianamente contro chi la vuole controllare e dirigere al posto mio.
Adesso, quando penso alla vita, penso alle cose belle, come una birra seduta sugli scalini della piazza dietro casa mia, con le persone che amo, che non posso più fare perché bivaccare degrada l’immagine di città cartolina tridimensionale in cui non c’è posto per me.
Adesso, quando penso alla vita, penso alle passeggiate notturne, sola, che qualcuno tenta con tutte le sue forze di farmi vivere con terrore.
Se penso alla vita penso alla realizzazione di desideri e progetti secondo le mie voglie e le mie possibilità. Anche scegliere di non sposarmi, scegliere di non avere figli. Scegliere di essere quello che voglio essere. Dire quello che penso, non sentirmi strumento.
Quando penso alla vita non penso a qualcosa da vivere male oggi in cambio di una vita migliore dopo.
E forse è qui, che io e voi, usiamo un vocabolario diverso.

Esattamente come quando parlo, come quando parlate, di dignità.
Dignitoso è avere sempre la possibilità di scegliere. Dignitoso è poter decidere di se stessi e della propria vita. Dignitoso è scegliere il momento in cui essere madre, e non sottostare ad un obbligo etico, morale o religioso.
Altrimenti la maternità diventa solo qualcosa che deve essere fatto.
Fare figli è solo un punto dell’elenco della vita da spuntare. Come dire, sedute in salotto con in mano una tazza di té: “allora, la maturità l’ho fatta, la laurea idem, poi cosa c’è, ah sì, la patente ce l’ho, sposata sono sposata, la casa l’ho comprata, adesso faccio un figlio”.
E se il figlio ci capita addosso, dignità è poter scegliere di non averlo.
Perché non me lo posso economicamente permettere, perché non sono emotivamente pronta, perché la mia vita prenderebbe una direzione che non desidero, perché non è vero che lo spirito materno appartiene a tutte e allora, semplicemente, quel figlio non lo voglio.
Altrimenti un figlio cosa può diventare?

E poi.

[...] difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa. [...]

Ma se la vita di ognuno di noi non fosse affidata al giudizio del singolo, a chi diavolo dovrebbe essere affidata?
Mi rendo conto, qui il discorso scivola drammaticamente verso la banalità delle cose ripetute all’infinito, da una parte e dall’altra.
Come può qualcuno che non sono io stabilire cosa sia giusto o sbagliato per me?
Maledetta tendenza alla delega e alla sottomissione che colpisce la maggior parte. La necessità, quasi cronica, che sia qualcuno fuori da noi, ad indicarci la strada.
Questa odiosa consuetudine ad affidare a qualcuno, creduto più autorevole di noi, le nostre scelte.
Cosa dobbiamo amare, cosa dobbiamo odiare, chi e cosa ci deve fare paura, cosa ci deve realizzare, quando e come portare avanti scelte spesso irreversibili.
Questo malato modo di vivere che permette a chi non ha una famiglia di dirci quale sia la famiglia giusta. Questo malato modo di vivere che permette a chi non sa cosa significhi scoprirsi incinta di dirci e spiegarci cosa questo porti con se, quali siano le implicazioni non solo di una gravidanza portata a termine, l’essere madre, l’essere padre, ma anche le conseguenze di un aborto. Come se io mi svegliassi una mattina e pretendessi di spiegare al mondo la fusione a freddo senza aver mai aperto un libro di fisica.
No.
Come se io mi svegliassi una mattina e pretendessi di spiegare a qualcuno cosa significa provare qualcosa che non ho mai provato e che non proverò mai. Nemmeno con la più fervida immaginazione.
E poi si parla di rispetto.
Ma rispetto per chi? Rispetto per cosa?
Rispettare significa accettare l’altro. Rispettare significa fare un passo indietro davanti al dolore che qualcuno può provare. Rispetto significa fare un passo indietro di fronte all’autonomia decisionale di ogni individuo. Rispetto significa non imporre. Rispetto significa lasciare che ognuno viva secondo le proprie inclinazioni.

Intasco l’inutilità di questo sfogo, detto e ripetuto mille volte, e vado avanti.

[...]. L’aver permesso di ricorrere all’interruzione di gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze. [...]

Tenuto conto e partendo dal presupposto che non credo siate a conoscenza dei problemi che affliggono le donne, mi soffermo sul concetto di permesso.
Tenuto conto e partendo dal presupposto che non si permette a qualcuno di fare qualcosa che ha tutto il diritto di fare.
Ma volendomi proprio accapigliare su questo uso sconcio del verbo permettere, mi permetto di dire che permetterci di ricorrere all’interruzione di gravidanza ci ha permesso di non morire.
Perché prima che ci fosse permesso, noi abortivamo lo stesso.
E morivamo.
Quindi, senza entrare nel merito di una legge su cui il dibattito è giustamente aperto, perché forse, aperte, abbiamo lasciato troppe porte da cui possono entrare obiettori e moralisti, senza entrare nel merito del concetto di legge, la 194 è qualcosa di dignitoso, che rispetta la vita umana, che permette al singolo individuo donna di decidere della propria esistenza.

Punto.


Mia

Anche se il nostro maggio a fatto a meno del vostro coraggio

Ho appena letto il post di Mia e pensando al nervoso che è venuto anche a me oggi, sopratutto nel leggere i commenti politici e non, di quello che è successo alla Sapienza, ho deciso di far parlare qualcuno di più bravo a scrivere di me.
Giusto per capirsi...l'ha scritta nel 73.
Enjoi

Pillow book


CANZONE DEL MAGGIO di Fabrizio De Andrè

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le "pantere"
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

aggiornamenti in ritardo e un paio di piccole riflessioni

Siamo davvero in ritardo nell'aggiornamento del blog, vediamo di rimediare!

Partendo con ordine:
dopo la proiezione di venerdì eravamo tutte molto contente, come avrete visto dal post precedente, per come era andata la serata.

Ecco, l'incontro con Michela Zucca di domenica è andato in altro modo da come ci aspettavamo per quanto riguarda la partecipazione.

Eravamo in una trentina di persone ma in poche/i erano estranei al nostro circuito di conoscenze.
Volevamo ringraziare Michela Zucca che è riuscita a stimolare una discussione molto sentita, anche tra di noi che da molti anni facciamo parte o seguiamo i movimenti femministi.

Ci ha colpito moltissimo un dato che Michela ci ha fornito: in tutta Milano esiste una sola casa di accoglienza per donne maltrattate ed ha solo 13 posti letto.

Alla riunione di martedì abbiamo discusso parecchio per cercare di capire la causa della scarsa partecipazione all’incontro di domenica. Sappiamo che non è per mancanza di pubblicità/informazione, se le persone sono venute a vedere il film , vuol dire che sapevano anche dell'iniziativa sul Femminicidio (visto che il volantino era doppio!).

Ci siamo poste parecchie domande, se avete qualche suggerimento fatecelo sapere...
C'è un totale disinteresse o rimozione nei confronti dell'argomento, dovuto alla tendenza di vivere qualsiasi problema come un dramma privato?
E' sbagliato fare le iniziative alla domenica pomeriggio?

Stiamo cercando di capire che iniziative portare avanti nei prossimi mesi (visto lo spazio che abbiamo a disposizione e l'arrivo dell'estate) probabilmente a settembre.

Vorremmo cercare di organizzare una festa, vedremo nelle prossime settimane se siamo troppo in ritardo per provarci.

L'altra idea è appoggiarci alle prossime feste estive che sbucano numerose da queste parti.

Intanto parteciperemo alla due giorni di Bologna il 14 e 15 giugno.

alla prossima

Collettiva

una mattina di ordinaria incazzatura

Mi siedo al computer e cerco notizie sull'aggressione fascista alla sapienza di Roma:

corriere.it

poi navigo qua e là

cpt in caserme dismesse, da skytg24

potrei smetterla, almeno per oggi, e invece:

molestava le pazienti, da rainews24

E poi mi capita di leggere questo, che potrebbe essere forse la notizia che più delle altre potrebbe strapparmi un sorriso, un po' forzato, ma comunque un sorriso.

Benedetto XVI leggerà la Bibbia in tv

Il Papa Benedetto XVI leggerà la Bibbia in tv. La Rai ha in programma per il prossimo autunno la prima lettura integrale del testo sacro.
Sebbene il progetto non abbia ancora assunto una forma definitiva, è sicuro che ad aprire la maratona di sette giorni e sette notti sarà proprio sua Santità. Sono state smentite le voci secondo le quali la lettura sarebbe stata inserita all'interno della trasmissione Domenica In: sembra piuttosto che la Rai creerà uno spazio apposito. La lettura proseguirà con altri ospiti, tra i quali il rabbino capo di Roma, un sacerdote ortodosso e anche semplici fedeli, che potranno prenotarsi tramite un sito web ancora in costruzione.
L'arcivescovo Gianfranco Ravasi, "Ministro della Cultura" della Santa Sede, sarà il testimonial dell'iniziativa e ne spiegherà il valore nelle settimane precedenti la messa in onda.


E invece no, lo leggo, poi lo rileggo, poi lo rilego ancora e non mi viene nemmeno da fare un sorriso piccolo piccolo.

Abbiate pazienza, ma oggi proprio non va.

Mia

martedì 27 maggio 2008

documentazione utile per avvicinarci alla due giorni bolognese

Un paio di link dal blog FLAT con i risultati del precedente incontro che si è tenuto a febbraio per avvicinarsi meglio alla due giorni bolognese del 14 e 15 giugno.

link di documentazione generale

relazioni finali dei tavoli FLAT

le proposte formulate dai tavoli


Sperando di esservi utili!


Aborto: disassistenza programmata. Report della riunione milanese del 13 maggio

da ogo.noblogs.org


Dalla riunione che si è svolta martedì 13 maggio per la formazione di un comitato cittadino a sostegno della campagna Obiettiamo gli obiettori sono uscite molte idee, spunti di riflessione interessanti e anche qualche indicazione un po' più pratica; purtroppo alcuni/e operatori e operatrici della sanità interessati/e non hanno potuto esserci, così come alcune delle associazioni di migranti.

Leggi il report della riunione. >>




Gli zingari rubano i bambini e le streghe se li mangiano

da ogo.noblogs.org


Rovesciamenti, rappresentazioni mediatiche falsificanti, produzioni fittizie di 'verità naturali', riattivazione di dispositivi stigmatizzanti e criminalizzanti sono funzionali oggi - come già ieri e secoli fa - ad agire un controllo feroce convogliando su vecchi e nuovi 'mostri' paure, fantasmi, odio.

Lo zingaro che ruba i bambini e la strega che li mangia sono due facce dello stesso cliché persecutorio, oggi più che mai funzionale per distogliere dai problemi reali, dalla precarietà esistenziale data dallo sfruttamento, dall'inquinamento alimentato dai consumi, dalle devastazioni ambientali figlie della logica del profitto e del dominio dell'uomo (sì, lui: il maschio capitalista) sull'ambiente e su tutti gli altri esseri viventi, dalla costante millenaria e transculturale della violenza femminicida. continua >>






LADY FEST PAVIA 2008

Segnaliamo un'iniziativa a dir poco interessantissima! Leggete qua sotto e andate a visitare il loro blog.

ladyfestpavia2008.blogspot.com

Come partecipare al Ladyfest? How to partecipate? Comment parteciper?
Come partecipare al LadyFest? (FAQ)

1) Che cos'è il LadyFest?
è un evento non-profit organizzato da ragazze, allo scopo di incoraggiare il talento femminile in tutte le sue forme.Durante il LADYFEST trovano spazio ed espressione artiste donne di tutti i settori (musica, arti figurative, visuali, performers, etc), e laboratori artistici.
Una parte importante del LADYFEST è costituita dai workshop, in cui si ha la possibilità di discutere e dibattere su temi sociali e di costume che riguardano la vita delle ragazze, e in cui si cerca di informare e sensibilizzare i partecipanti.

2) Chi può partecipare?
Artiste di ogni genere: musiciste, pittrici, scultrici, Dj, artigiane....sbizzarritevi! E anche chi voglia condividere esperienze, pensieri, idee e abilità tramite un workshop. L'evento ha lo scopo di incoraggiare il talento femminile, ma i gruppi misti sono molto ben accetti e in generale i ragazzi che condividano lo spirito di felice condivisione tra i sessi del festival.

3) Ok. Ho le carte in regola, ma per partecipare come faccio?
Vai a questo sito e scarica il form in formato word. Ti viene chiesto chi sei, cosa fai e cosa vuoi proporre, e naturalmente di cosa necessiti in termini di ospitalità e rimborso spese. Parliamo di soldi, quindi!
Scrivi tutto ciò che ci può essere utile per conoscerti e poi spedisci alla nostra email (ladyfestpavia2008@gmail.com) allegando una foto del tuo lavoro, un link al tuo sito o un paio di mp3 se suoni, di modo che possiamo farci un'idea.
http://ladyfestpavia2008.pbwiki.com/ladyfest-pavia-2008-application-form

4) Entro quando devo inviare tutto ciò?
Il termine è il 30 giugno, entro il 15 luglio faremo sapere a tutt* qualcosa.

5) Ma il LF è un contest?
Assolutamente no. Scegliere semplicemente chi è piu' adatt* in base anche al nostro magrissimo budget.

6)Posso chiedere dei soldi per la mia esibizione?
Noi siamo un piccolo gruppo di eroiche volontarie, e stiamo autofinanziando il festival con i benefit, quindi le nostre disponibilità economiche sono ridotte....DIY or die, no? Possiamo offrirti ospitalità, cibo, alcool e un rimborso spese per il viaggio. Se vieni da lontano-lontano possiamo aiutarti a organizzarti altre date di modo da smezzare le spese.

7)Quando si terrà questo festival?
Si terrà a Pavia il secondo week end di settembre

8) E dov'è Pavia? mai sentita prima!
Pavia è una piccola e bellissima città universitaria sulle rive del Ticino, molto tranquilla e sicura, ma piena di vita. Si raggiunge tramite l'autostrada A4 (Milano-Genova) all'uscita Beneguardo, o in treno sulla tratta Milano-Genova. Se vieni da lontanissimo quindi in aereo, puoi arrivare a Orio al Serio e poi prendere un treno da Milano.

9) Ma vi posso aiutare? Ho un sacco di idee!
Perdio, sì! scrivici! ladyfestpavia2008@gmail.com

10)Come si fa un benefit?
Organizziamo una serata in un locale o in un centro sociale. Mettiamo un ingresso molto popolare oppure ci accordiamo con il gestore che una percentuale del ricavato va a finanziare il LF. Cerchiamo di convolgere il maggior numero possibile di gruppi e artisti che vogliano sostenere la nostra causa...fin ora ci sono stat* Tittitwister, Svetlanas, Anphetamina C, Cherry Lips, Dissolutio, Dynamis, Daisy Godzilla, Physique du Roll, Ilenia Volpe, Les Morceaux Anatomiques e Gandhi's Gunn... e tra i locali, il CS Barattolo, Thunder Road, Le Piccole Iene, Circolo Arci Metromondo e altri ancora!

11) Ma che bello! posso suonare/organizzare un benefit?
Con estremo piacere! scrivici! ladyfestpavia2008@gmail.com

lunedì 26 maggio 2008

Bologna, una due giorni e manifestazione notturna contro la violenza maschile sulle donne

da http://femminismo-a-sud.noblogs.org/

Le femministe e le lesbiche che hanno dato inizio al percorso di lotta contro la violenza maschile sulle donne con la manifestazione del 24 novembre e hanno continuato con la due giorni di riflessione romana del 23/24 febbraio si danno ora appuntamento a Bologna per il 14/15 giugno.

Si tratta di un'altra due giorni che si concentra ancora su quell'argomento - la violenza contro le donne - affrontato in tutte le sue angolazioni. Il percorso si sta definendo e costruendo a partire dalla assemblea lesbica e femminista di Bologna. La discussione sulla due giorni si sta tenendo nella mailing list Sommosse e lo strumento web che sarà utilizzato per la comunicazione sarà anche il già noto blog Flat.

Tra le cose ancora da definire è invece già chiaro che ci sarà quindi un momento di analisi trasversale sulla violenza contro le donne, di attenzione sulla questione della comunicazione (già affrontata il 23/24 febbraio con un tavolo apposito), di elaborazione sull'antifascismo, antisessismo e antirazzismo. Approfondimenti, date, luoghi e orari certi non appena l'assemblea avrà concluso i passaggi necessari all'organizzazione.

In coincidenza della due giorni: la notte di sabato 14 giugno, a partire dalle 22.30 a Porta Santo Stefano a Bologna, in gemellaggio con la manifestazione femminista e lesbica di Parigi che si terrà contemporaneamente, potremo partecipare ad una Manifestazione notturna contro la violenza maschile sulle donne. Sotto trovate il documento di indizione e tutte le informazioni.

***************

SABATO 14 GIUGNO ‘08

Manifestazione notturna contro la violenza maschile sulle donne
in gemellaggio con la manifestazione femminista e lesbica di Parigi che si terrà la stessa notte.

Concentramento ore 22.30 a P.TA S.STEFANO - Bologna

Camminiamo insieme di notte, per non farci calpestare di giorno!

Le ragazze, le donne, le femministe e le lesbiche riunite in assemblea cittadina a Bologna, chiamano tutte le altre ad una Manifestazione notturna
che si snoderà per le strade della città, in gemellaggio con le femministe e le lesbiche di Parigi, sulle stesse parole d’ordine.

Le aggressioni maschili sono la 1° causa di morte e di invalidità permanente per le donne di tutto il mondo. Questa violenza non conosce
classe nè etnia, né religione, né appartenenza politica, anzi le conosce e le attraversa tutte.

La paura alimentata dalla notte fa ombra alle violenze del giorno ma per noi è chiaro che le violenze non hanno orario e sono ovunque:
nelle case per strada, al lavoro...

Quando usciamo di notte siamo considerate a disposizione degli uomini e ci muoviamo in uno spazio (bus, strade, bar…) cosidetto neutro, ricoperto di
immagini di donne “accessibili”, che alimentano, banalizzano e sostengono la “cultura” dello stupro.
Coniderate spazio pubblico e quindi interdette dallo spazio pubblico!

La violenza maschile contro donne e lesbiche deve essere riconosciuta come problema politico e sociale e non interpretata come marginalità privata,
relegando all’isolamento quelle che la subiscono.

Rifiutiamo la strumentalizzazione di queste violenze da parte del potere pubblico e politico a fini razzisti e di controllo sociale
(pacchetti sicurezza e legislazioni d’emergenza, ronde, videosorveglianza…)

Denunciamo la repressione poliziesca e le leggi di esclusione che rendono le donne ancora più precarie e più vulnerabili alle violenze maschili

Denunciamo la specificità delle violenze sulle lesbiche per il solo fatto che affermano la propria esistenza e si rendono visibili, si amano, si
riappropriano degli spazi e sfuggono al controllo degli uomini.

Manifesteremo contro tutte le violenze patriarcali che attraversano lo spazio pubblico e quello privato della famiglia
Manifesteremo contro la paura e il senso di colpa inculcato dalla cultura e dall’educazione
Manifesteremo per denunciare le violenze, gli stupri e i femmicidi
Manifesteremo per per la libera circolazione nelle città di giorno e di notte

Ci riprendiamo lo spazio pubblico attraverso una pratica collettiva ed autodeterminata,
senza bandiere né partiti perché siamo autonome e responsabili!

Siamo forti e fiere siamo solidali e arrabbiate!
Prendiamoci la strada e la parola per affermare come ragazze donne lesbiche e femministe , la libertà di decidere per noi sempre e ovunque!

Invitiamo tutte….ad esserci con presenza e parola (cartelli, striscioni messaggi voce…..)

SABATO 14 GIUGNO ‘08
ALLE H. 22.30 concentramento P.TA S.STEFANO

Camminiamo insieme di notte, per non farci calpestare di giorno!

domenica 25 maggio 2008

Ore 10.30 Nubile

Un altro post tratto da http://noantri.splinder.com/ che merita di essere letto.
Pillow book


Mi ricordo le mani. E le venuzze che gli si gonfiavano sulle tempie quando si arrabbiava.

Mi ricordo ogni centimentro della faccia e le diverse sfumature dei suoi occhi.
So perfettamente com'ero vestita la prima volta che l'ho visto, quante sigarette ho fumato e cosa c'era scritto sul post-it attaccato allo schermo del computer.

Colloquio per fare la segretaria amministrativa in un'azienda di ricambi per auto. Una grossa. Azienda. Di ricambi per auto. Con sedi in tutta Italia. Loro sono in due: il capo-filiale con le sue venuzze ed il responsabile di zona del nord-est.

Dopo mezz'ora il lavoro è mio: me la chiacchiero bene, nulla da dire. Anche a scuola era così: liceo classico, voti ottimi, mai una versione a casa. Me la chiacchiero proprio bene. All'inizio va che è una meraviglia; lui, il capo filiale, con le sue mani, è simpatico e paziente, si congratula per la velocità con cui imparo, è indulgente per gli errori. Si ride, anche; ci si racconta. Oltre a noi ci sono due colleghi che però vanno spesso in giro per i servizi a domicilio; simpatici pure loro. Tutto perfetto.

Dopo un mese circa, cambia la musica; le venuzze cominciano a gonfiarsi all'improvviso e per un nonnulla. Basta un timbro messo in un punto sbagliato della scrivania e si scatena l'inferno. Insulti e grida. Io, sorpresa arrabbiata triste, mi chiedo dove sia finito quel signore simpatico che mi ha fatto il colloquio: questo tizio non è lui, è solo uno che cerca di farmi piangere ma che non ci riuscirà.

Andare in ufficio è come camminare sui carboni ardenti: combattere tutti i giorni con l'isteria di frasi cattive ("fammi un bocchino", "perché non la dài a quel cliente, così lo facciamo contento", "non capisci un cazzo") ed attenzioni da fidanzato adolescente, tipo che mi viene a prendere a casa senza che io l'abbia chiesto, anche perché un fidanzato ce l'ho già, lo amo e - guarda un po' - me lo sposerei domani, quindi grazie dell'offerta, ma prendo l'autobus.

Ormai è chiaro che i centrimetri della sua faccia si sono presi una cotta per me, però c'è una modalità ossessivo-compulsiva nel manifestare l'interesse che col corteggiamento non ha niente a che fare: alterna momenti di estrema calma, (momenti in cui, manco a dirlo, io credo davvero che tutto sia tornato a posto; retaggio di un passato che ha spostato i limiti della mia sopportazione un paio di abissi oltre il buon senso) ad altri di rabbia per la sua vilipesa mascolinità.

Nel frattempo reagisco, è ovvio: quando mi si avvicina, quando urla, quando mi dice che sono una troia. Parlo con il super boss del nord est, il quale cerca di appianare le cose, che però non si appianano. Parlo allora con altri responsabili di responsabili di responsabili. Nessuno muove un dito.

Finché arriva lo strappo: un telefono tirato in testa. E la settimana dopo una spalla lussata. Mentre salgo sul taxi che mi porta in ospedale, mi ordina di dichiarare che sono finita contro una porta; faccio di sì con la testa e intanto penso: "Col cazzo...".

Mi licenzio il giorno dopo: sono in infortunio, vivo da sola, devo mantenermi; ma non voglio comunque i soldi di quello schifo di Azienda. Un amico avvocato mi spinge a denunciarli: la società, lui, le sfumature dei suoi occhi. Mi lascio convincere solo perché ho i colleghi pronti a testimoniare, so come vanno queste cose, le umiliazioni che devi passare: ho già dato, grazie. La peggiore, di umiliazione, è quello sguardo: una donna che ha subìto molestie lo riconosce subito, anche perché spesso segue la domanda, che spiega quello sguardo. "E tu che hai fatto per provocarlo?". Ecco perché non se ne parla mai abbastanza. Perché non si hanno risposte adeguate ad una domanda così. A parte inviti a recarsi in un posto che finisce per "ulo".

In buona sostanza vinco: o meglio, lui patteggia per la denuncia di mobbing e molestie sessuali. Chiedo il rimborso dei due mesi di stipendio persi causa spalla e delle spese legali. Non voglio altro. Tanto sono sicura che adesso verrà sbattuto fuori dall'Azienda e questo mi basta per pensare che c'è giustizia. E poi continua il processo penale per l'infortunio, quello va avanti d'ufficio, è lo Stato contro di lui (anzi, contro la Società) ed io figuro come testimone.

Sono passati sette anni.
Lui è ancora il direttore della filiale di una provincia benestante e bacchettona del nord Italia. Nessuno mi ha mai chiamato per scusarsi. Signorina, buongiorno, sono l'amministratore delegato dell'Azienda, volevo manifestarle la mia solidarietà per quello che ha passato: ho una figlia anche io, ho una moglie, una zia, una madre, un'amica, una donna che amo e mi vergogno a pensare che possano esistere realtà del genere sotto il mio naso. Quanto l'ho sognata, questa frase.

Adesso ho un nuovo lavoro, o meglio, ce l'ho da sei anni. Sono brava, nel mio lavoro, lo faccio bene. Sono un direttore commerciale, seguo altre cinque persone dell'ufficio vendite. Giro l'Italia e gestisco i clienti più importanti. Insomma, mi sono impegnata tanto e i risultati si vedono.

Un paio di mesi fa, in qualità di consulente tecnico-commerciale, vengo chiamata per supportare un mio cliente che deve proporre un grosso impianto di videoconferenza. Proprio a quell' Azienda. L'appuntamento è nella sede di Milano. Fortuna vuole che cada nell'unico giorno in cui tutti i direttori delle filiali italiane si trovano lì. Per cui, durante il mio incontro di lavoro, lo vedo, sul corridoio: le sue mani, venuzze, sfumature. Lui invece non si accorge della mia presenza. Aspetto che passi oltre, mi manca l'aria. Devo uscire, ma riesco a dissimulare, sono brava anche in questo. Una volta fuori, al mio cliente (con cui comunque c'è confidenza, lavoriamo insieme da tanto) racconto a macro linee perché ad un certo punto mi tremava un ginocchio. Lui mi guarda strano.

Non ci credo.
Eccolo, quello sguardo. E la frase che segue dice più o meno che è meglio che io prenda tutta la mia bravura e me ne torni da dove sono venuta; ha paura di perdere il cliente, di non riuscire a vendere all'Azienda il progetto che IO STESSA ho preparato. Anzi, non è che ho lasciato un mio biglietto da visita, vero? Si sa mai dovesse capitare nelle mani sbagliate e qualcuno si ricordasse di quella pazza che nel 2001 ha cercato giustizia.

Infatti non ho più sentito nemmeno lui.
La conclusione di questa storia non esiste; non il lieto fine, non un altro inizio.
Scusate se sono stata troppo lunga o troppo poco chiara. E scusate se non so come chiudere, se vi saluto così, con un angolo della bocca che punta in basso.

Comunque avevo una gonna viola, un maglioncino bianco e gli stivali in pelle. Ho fumato due sigarette e sul post-it c'era scritto: "Ore 10.30. Colloquio. S. M., 20 anni. Nubile."


[Non molto da aggiungere. Ho conosciuto Simona e, quando mi ha detto di questa storia, ho pensato che un ulteriore sfogo non avrebbe potuto farle male. Quello delle violenze sessuali, delle molestie, del mobbing compulsivo-maschilista, sono tutti temi "sociali" che mi/ci stanno molto a cuore: non se ne parla granché nelle piazze o nei Vday di questo gran cazzo, perché non fanno moda, non strappano applausi a vene gonfie e spruzzi di bava dalla bocca. Ecco perché ho voluto che lei sussurrasse qui la sua storia: continueremo così in silenzio e senza urla, su questo blog, a raccontare storie di dissenso dal basso. Perché crediamo fortemente che ci sia verità nella frase ex pluribus unum e non nel suo contrario - ndSte]

sabato 24 maggio 2008

SQUAT! IV edizione - HC RESISTANCE FESTIVAL

Utero Selvaggio ci segnala:



SQUAT! IV edizione - HC RESISTANCE FESTIVAL
sabato 31 maggio
dalle ore 20.30
al FOA BOCCACCIO 003
via Boccaccio 6
MONZA
www.autistici.org/boccaccio
Suonano:

CGB
imperia
http://www.sobbalzo.net/cgb.htm

FRONTIERA
aosta
http://www.frontiera-kina.org/

SPLEENFLIPPER
crema
http://www.spleenflipper.com/
http://it.myspace.com/spleenflipper

RFT
milano
http://www.myspace.com/rfthc
http://www.rft-hardcore.org/

LUDD
rovereto

ETRO
rovereto


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31 maggio 2008 SQUAT!4 - FOA BOCCACCIO 003

HC RESISTANCE FEST (IV edizione)

Quarta edizione di Squat! e questa volta si parla di noi, FOA BOCCACCIO 003. La minaccia di sgombero che grava sugli spazi che abbiamo occupato il 24 aprile del 2004 è reale, frutto di una volontà politica dell'attuale giunta monzese (sindaco leghista e vicesindaco di AN) di cancellare un'esperienza che in città si fa sempre più visibile ed incisiva.

E' giunto quindi il tempo di difendersi e rilanciare. Questo festival si inserisce all'interno di un più ampio programma di iniziative (definito SCACCO ALLA REGINA, perché Monza è conosciuta come la città di Teodolinda) che il Boccaccio promuove in città per rivendicare la legittimità alla propria r-esistenza e per lanciare un messaggio chiaro a chi ci vuole sottrarre l'agibilità che ci siamo conquistati nel tempo: IL BOCCACCIO NON SI TOCCA.

Non si tocca il Boccaccio e non si mettono in discussione i percorsi politici e di aggregazione che hanno fatto del centro sociale monzese un punto di riferimento importante per lo sviluppo di tante forme di conflitto e uno spazio attraversato da tantissime esperienze artistiche italiane, europee e mondiali.

Antifascismo, autoproduzione, lotta alla precarietà lavorativa, autogestione, controcultura, antirazzismo: sono questi soltanto alcuni dei concetti chiave sui quali si è costituita l'esperienza del Boccaccio e che in quattro anni abbiamo cercato di rendere, non tanto vuote parole, ma pratiche concrete e visibili.

Siamo pronti al rilancio, abbiamo intenzione di mettere in scacco chi ci vuole senza spazio ed è giusto preparare le nostre mosse future comunicandole con chi in questi anni ci è stato più vicino e con chi può contribuire concretamente a darci una mano. Per questo motivo non poteva esserci occasione più adatta per organizzare un festival che nelle sue tre precedenti edizioni ha sempre voluto mettere a fuoco diversi aspetti della vita di uno spazio sociale occupato. Squat! per le modalità con cui viene organizzato, per i messaggi che veicola e per i gruppi che ha coinvolto nel tempo rappresenta certamente un esempio di come libera aggregazione ed antagonismo si possano contaminare e supportare reciprocamente, discorso valido per tante altre iniziative collegate alla scena hardcore organizzate in Boccaccio.

Siamo consapevoli anche del fatto che oggi più che mai sia necessario tutelare l'esistenza di tutti gli spazi sociali, non solo il nostro. All'orizzonte si intravede una chiara deriva razzista e xenofoba in tutta Italia: gruppi di estrema destra si muovono indisturbati e uccidono (Verona), vengono quasi legittimati da opinione pubblica e media a causa del folle clima di intolleranza generatosi negli ultimi tempi (campi rom oggetto di vere e proprie spedizioni punitive), saluti romani accolgono con favore l'elezione a sindaco di Roma di Alemanno…

Intanto gli spazi dove si promuovono socialità e integrazione vengono sgomberati (CONFINO SQUAT a Cesena) o vivono sotto la minaccia di sfratto (BOCCACCIO e AMBULATORIO POPOLARE a Milano).

Insomma c'è da rimboccarsi le maniche, tutti quanti. Qui a Monza, come in qualsiasi altra città.

We still feel like rioting

FOA BOCCACCIO 003

Via Boccaccio 6 MONZA www.autistici.org/boccaccio

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Nelle precedenti edizioni del festival SQUAT! hanno suonato THE INFARTO SCHEISSE!, MINNIE'S, LA QUIETE, AUDREY, SKRUIGNERS, RFT, SUCHI RUKARA (Portogallo), ADORNO (Portogallo), LAST RESORT, STALKER, RAW POWER, CITIZEN PATROL (Olanda), THE SHINING (Olanda), D.F.C. (Brasile), BLOOD I BLEED (Olanda), DRUGS OF FAITH (USA), ANTIMATER (Mexico), ALTARE (Germania), THE REDRUM, STRAIGHT OPPOSITION, CSCH, MEMENTO MORI, HEAD IN POLLUTION, MY OWN VOICE, LUDD, THE FOURTH SIN, TASTE THE FLOOR, STONECUTTERS, PAINTRUE, NEID, PROGZERO, SENZA CLASSE

Street Parade a Como

Ci scusiamo per il ritardo con cui diamo la notizia...
Le Collettiva


Como Street Parade

Le nostre idee hanno bisogno di spazio!

questo sabato dalle 14.00 a como

parchegggio ippocastano

per informazioni:

http://fotolog.com/24maggio

24maggio@bastardi.net

giovedì 22 maggio 2008

MI DOMANDO

Di chi è, esattamente, che dovrei avere paura?


Milano, 2 gennaio 2008

Donna uccisa in casa si costituisce il figlio >>

Bari, 31 gennaio 2008
Litiga con il vicino di casa donna uccisa a coltellate >>

Bari, 17 gennaio 2008
'Mi tradiva, l' ho uccisa. Pensate a mio figlio' >>

Milano, 12 gennaio 2008
Ammazza la donna che voleva lasciarlo >>

Napoli, 5 febbraio 2008
Pensionato uccide la moglie ucraina delitto per gelosia a Castellammare >>

Cuneo, 17 marzo 2008
Raptus di gelosia uccide l' ex e si suicida >>

Torino, 4 marzo 2008
Uccise l' amica con un pugno >>

Bari, 1 marzo 2008
'Mi tradisce'. E accoltella la moglie >>


Mia_Collettiva

MOSTRA FOTOGRAFICA di ISABEL LIMA

Dal 25 maggi all'8 giugno, a Villa Pomini a Castellanza si può andare a vedere la mostra Sos Donne della fotografa Isabel Lima.

«Il lavoro che ho cominciato molto tempo fa - spiega Isabel, che vive a Tradate ormai da diversi anni - ha lo scopo di portere alla ribalta un problema che è molto discusso tra le donne, molto meno da tutta la società civile.
La violenza sulle donne è una piaga vera e l'attenzione va focalizzata non tanto sugli uomini che si rendono responsabili di delitti odiosi ma sulle donne che patiscono senza protestare. Quante sono le donne che credono di meritarsi le botte? Che credono che la colpa sia loro? Che non dicono nulla perché sono convinte di amare il loro uomo? Tante e io voglio parlare di loro»

clicca qui per andare sul sito di Isabel Lima >>

e qui per vedere il suo video >>

Noi ci andiamo.

Le Collettiva

lunedì 19 maggio 2008

AGGIORNAMENTI SULLA CAMPAGNA OBIETTIAMO GLI OBIETTORI

Direttamente dal blog ogo.noblogs.org

i nuovi risultati della campagna OBIETTIAMO GLI OBIETTORI per la mappatura sugli obiettori e l'andamento delle Ivg negli ospedali milanesi:


l'Ospedale maggiore di Niguarda

scariva il pdf della scheda >>

la Macedonio Melloni di Milano

scariva il pdf della scheda >>

sabato 17 maggio 2008

PROMEMORIA 18 MAGGIO '08

volevamo ricordarvi:

domenica 18 maggio, ore 16.30

incontro pubblico

- IL FEMMINICIDIO -

L’ambito più pericoloso: la famiglia. Il posto più pericoloso: la casa

con MICHELA ZUCCA, antropologa.


al kinesis, in via carducci 3, a tradate

per saperne di più >>

Proiezione di Persepolis



Volevamo ringraziare tutti quelli che sono venuti alla proiezione ieri sera.
Dobbiamo dire che c'era molta più gente di quanto ci aspettassimo e nonostante il "piccolo" problema tecnico con la proiezione (non finiremo mai di scusarci!) è stata una bellissima serata.
Ci ha fatto molto piacere che, contrariamente ad altre proiezioni, siete rimasti a bere e chiacchierare con noi.
Speriamo di rivedervi domenica pomeriggio.

Le Collettiva

mercoledì 14 maggio 2008

PROMEMORIA 16 MAGGIO '08

volevamo ricordarvi:

venerdì 16 maggio, ore 21.30

videoproiezione

- PERSEPOLIS -

di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud - Francia/USA 2007


al kinesis, in via carducci 3, a tradate

per saperne di più >>


le Collettive

lunedì 12 maggio 2008

manifestazione del 17 maggio a Verona

E' in rete il blog della manifestazione del 17 maggio a Verona

http://verona17maggio.noblogs.org/

Aborto, il Tar ferma la Lombardia

MILANO - Lombardia, dietrofront - obbligato - sull'aborto terapeutico. La Regione fissa limiti più restrittivi sull'interruzione di gravidanza? Il Tar li sospende. È successo così ieri, con il tribunale amministrativo lombardo che ha accolto la richiesta di sospensiva delle linee guida di applicazione della legge 194 presentata dalla Cgil e da un gruppo di medici. Si torna al passato. Con una vittoria per il sindacato e una doccia fredda per il presidente della Regione, Roberto Formigoni. Che, però, non si dà per vinto: «Siamo pronti a ricorrere al Consiglio di Stato. E a chiedere la sospensiva della sospensiva».

Storia di una vicenda al centro di polemiche, scontri politici, dibattiti. Ricapitolando: a gennaio la Regione Lombardia stabilisce nuove linee guida della 194. In pratica, l'aborto terapeutico non è più consentito oltre le 22 settimane e tre giorni. L'atto abbassa così di 11 giorni il limite di 24 settimane generalmente accettato dai medici. L'indicazione viene avanzata da un comitato scientifico e di fatto si adegua al codice di autoregolamentazione in vigore nella clinica milanese Mangiagalli dal 2004.

A quel punto la Cgil si rivolge al Tar della Lombardia con una richiesta di sospensiva, accolta ieri. «Questa sentenza - spiega Susanna Camusso, segretario generale della Cgil lombarda - restituisce la libertà dei medici e delle donne. È un importantissimo risultato che ripristina l'unicità della 194 su tutto il territorio nazionale».

Gelo in Regione. Il primo a reagire è l'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani: «Apprendiamo la notizia dal sito internet del Tar. Avremmo gradito che una comunicazione di questo tipo fosse accompagnata dalle motivazioni, per evitare polemiche ideologiche su un tema così delicato». Poi l'intervento del presidente Formigoni: «Questo fatto è sorprendente nelle modalità: la notizia arriva via Internet di venerdì pomeriggio senza motivazioni. Speriamo di leggerle lune dì mattina». La contromossa è già pronta. «Le linee guida erano fissate con un decreto del direttore generale dell'assessorato. Se il problema è quello, se c'è un vizio di forma, convocheremo una giunta lunedì. Altrimenti ricorreremo al Consiglio di Stato. Voglio ricordarlo: queste decisioni erano state prese a tutela delle donne».

«Adeguarsi alla legge nazionale». Esulta l'associazione Coscioni: «Ancora una volta serve un giudice per fermare le indebite ingerenze ideologiche imposte attraverso provvedimenti normativi gerarchicamente inferiori alla legge». Il ginecologo abortista Silvio Viale commenta: «Non avevo dubbi che la Cgil avrebbe vinto: la Lombardia da tempo tende a tirare l'elastico sulla 194».


Clicca qui per vedere il servizio tg di Skynews

da ogo.noblogs.org





sabato 10 maggio 2008

Nicola è ognuno di noi

Sabato 17 Maggio 2008
MANIFESTAZIONE

partenza corteo dalla Stazione Verona Porta Nuova ore 15.00

Nicola è ognuno di noi

Per sconfiggere insieme la paura scendiamo in piazza per svegliare la città che
troppe volte ha girato la testa, non deve farlo anche questa volta e mai più.
Mobilitiamoci e riprendiamo la parola prima che l'ipocrisia riscriva anche questa storia.

per una Verona libera dalla paura,
per una Verona libera dall'odio,
per un Verona libera da vecchi e nuovi fascismi,
libera dall'intolleranza, dal razzismo, dall'ignoranza
perchè esiste una Verona coraggiosa, aperta, indignata
perchè guardarsi all'interno, riconoscere il male profondo del nostro
tempo e della nostra città.

Costruiamo assieme un corteo che attraversi e viva la città in una giornata aperta
alle iniziative e ai contributi di tutte e tutti.

Nel 2008 a Verona si muore ancora di fascismo.
Al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi.

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Assemblea cittadina promotrice della manifestazione
per adesioni: adesioni17maggio@gmail.com


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Al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi

Mercoledì alla notizia abbiamo tremato. Un dolore alla pancia, un presentimento. Mai come ora avremmo voluto essere smentiti. Non è così. La cronaca riassume drammaticamente la storia di questa città. Degli ultimi anni ma anche di trent´anni fa. Abel e Furlan. Figli annoiati della Verona bene che riempivano il loro tempo dando la caccia a presenze non conformi della nostra città. Avevamo purtroppo ragione. Cinque ragazzi. Giovanissimi. Chi più chi meno, figli della Verona bene, legati agli ambiti della tifoseria neo fascista, militanti o anche semplicemente simpatizzanti alla lontana dei movimenti o dei partitucoli dell´estrema destra cittadina. Vestiti bene, all´ultima moda. Alcuni con precedenti recenti, per atti di razzismo o per problemi allo stadio.
Un certo clima culturale e sociale, alcuni imprenditori politici, un generale vento che spira ha suggerito un processo di riterritorializzazione: lasciare, o meglio, non limitarsi alle periferie, accantonare l´anima stradaiola e la "storica" attitudine "antiborghese" per rimpossessarsi del centro città.
Nicola è stato ucciso non perché avversario politico, non perché rappresentava il nemico, nemmeno perché diverso : migrante, comunista, gay, zingaro, barbone.. Solo e "semplicemente" perché estraneo, non familiare, non compatibile.
A che serve oggi raccontare per l´ennesima volta lo stillicidio di aggressioni?...Uno stillicidio di aggressioni motivate da "futili ragioni", spesso nel pieno del centro città. Come gli accoltellamenti dell´ estate 2005, come le sistematiche azioni contro i “diversi” (capelloni, alternativi, mangiatori di kebab, tifosi del Lecce...) compiute da una ventina di ragazzi figli della Verona bene, emerse da un inchiesta della DIGOS nella primavera scorsa. Come la "cacciata" da piazza erbe, l´autunno scorso, l´episodio non più violento ma più emblematico, quando alcuni antagonisti veronesi in quella piazza per bere lo spritz vennero aggrediti ed espulsi dalla stessa tra l´applauso generalizzato e pre-politico di decine e decine di astanti. O come l´ultimo fatto "marginale" in Valpolicella (il paese di Nicola) la lettera di una madre sul settimanale locale, del mese scorso, in cui si cercano testimoni di un´aggressione avvenuta in un bar , dove un ragazzo di colore giovanissimo è stato massacrato e ridotto in stampelle (fortunatamente provvisorie) tra cori da stadio e inni del ventennio, nell´imbarazzante omertà dei clienti,..
Per evitare che si ripeta.
Guardando al futuro. Partendo dalle radici, quelle storiche certo. Innanzitutto quelle attuali. Il delirio securitario. Da tempo e in maniera esponenziale con le ultime amministrative un linguaggio si è imposto. Ci siamo svegliati una mattina ed abbiamo scoperto di essere in guerra, sotto assedio. Il nemico viene sempre da fuori e fuori deve tornare. Questo è il linguaggio criminale che succhiano col latte i figli di questa città.
Caro sindaco, alcune provocazioni....
Dovremmo immaginare che quest´ ultima aggressione sia solo un effetto collaterale di una ronda autogestita?
Dobbiamo spalleggiare il sindaco nella richiesta di 72 agenti di polizia per presidiare la notte il Bronx di Piazza Erbe?
Dovremmo concordare con la lega la liberalizzazione della armi di difesa personale e suggerire a tutti i diversi di questa città di girare armati?
Noi chiediamo le sue dimissioni perché simbolicamente lei è uno dei mandanti morali di questa tragedia. Perché riempiendosi la bocca della parola d´ordine sicurezza ha alimentato una forma di "insicurezza" che non produce voti, legittimando la libera e spontanea pretesa di ristabilire il decoro, di ripulire il centro città e i quartieri dai nemici della presunta veronesità. Perché il suo successo poggia sull´odio, non vive senza un nemico, alimenta una guerra irresponsabile le cui conseguenze pagheremo a lungo. Si deve vergognare per ciò che ha detto e per i silenzi, perché l´acqua che oggi getta sul fuoco se fosse stato coinvolto un non veronese sarebbe diventata benzina. Perché non avere detto una parola di condanna sui maledettamente e sempre uguali pestaggi in centro, ha provocato quello che è successo a Nicola.
Quante vite rovinate servono per aprire gli occhi?
A cosa è servita la tragedia di Nicola?
Quanto è successo a Nicola non può "capitare"
Quanto è successo a Nicola non può non insegnare
Quanto è successo a Nicola non può ripetersi.

venerdì 9 maggio 2008

le pupotte















Leggo su http://leribellule.noblogs.org/ approvo in pieno e riporto

FUORI IL CONTROLLO DAI NOSTRI CORPI E DALLE NOSTRE VITE.
INVADIAMO LA CITTA' CON LA RABBIA DELLE PUPOTTE RIBELLI.

Questa notte le Pupotte, le stesse donne di carta della campagna "adotta un consultorio" apparse qualche mese fa sui muri di Bologna, sono scese fino a Roma;

Nella nostra città le donne di carta invaderanno i muri di scuole, universita', ospedali, consultori e mercati cercando di intercettare tutt@ coloro che attraversano questi spazi pubblici.
Qui nel Lazio, la regione in cui la pillola RU486 e' ancora un miraggio e l'aborto non e' garantito in tutti gli ospedali.
Un (sopr)uso generalizzato dell'obiezione di coscienza ostacola i servizi(diritti) di ivg e di contraccezione e crea un clima avverso alle donne.
Le Pupotte esprimono il disincanto rispetto ad una metropoli in cui i servizi sanitari per le donne sono inesistenti e insufficienti; dove i consultori sono molto spesso fagocitati dalle a.s.l. e tolti alle assemblee delle donne; invasi da chi impone valori ipocriti e vuole decidere sui corpi altrui, da chi non parla alle donne ma al loro senso di colpa.
Le Pupotte rifiutano una societa' repressa che non informa sui tipi di prevenzione ma indottrina ad astenersi dal sesso;una società succube dell' ingerenza clericale che appiattisce la cultura e rende l'istruzione pubblica di stampo cattolico ed eterosessista, che non concede spazio nelle scuole e nelle universita' a materie sul genere e sulla sessualita'.
Pupotte ribelli perche' non accettano i ruoli imposti di madri e mogli all'interno di una famiglia mitizzata che nasconde una realtà di violenze e oppressioni quotidiane; perchè rifiutano un finto sistema di welfare che continua a demandarla sostenibilita' sociale e familiare alle donne.Pupotte libere dai dogmi cattolici perche' la mia sessualita' la scelgo io.

Determinate a voler andare fino in fondo nel denunciare tale condizione, continuando ad attraversare i quartieri di questa citta' con la stessa rabbia e voglia di liberazione.


PUPOTTE RIBELLI



















Mia

mercoledì 7 maggio 2008

Che fine hanno fatto le baby Jane?



Che nervo che c'ho addosso.
Oggi mi gira un pò così..veramente è da un bel pò che mi gira così.
Mi domandavo dove cazzo sono finite le adolescenti della provincia.
Il mese scorso alla riunione che abbiamo fatto non c'erano. Eppure si parlava di consultori, di aborto, gli si dava informazioni. Potevano fare domande, e non a uno col camice bianco, magari pure maschio, magari con la madre in giro.
L'abbiamo fatta di pomeriggio, la riunione, proprio perchè così se c'era in giro qualche sgarzulina che di sera non riesce a uscire poteva venire lo stesso. NIENTE. Età media 40 anni.
Pensate, che dopo anni e anni di lotte, sono riuscita a portarci mia madre ad una cosa così, una bella signora con la messa in piega fatta di fresco e il cappottino beige.
E voi? Dove siete finite? Quelle coi dread, quelle con gli anfibi, quelle col jeans e le scarpe da ginnastica...
Ok, sono passati 16 anni da quando a 15 sono entrata per la prima volta in un centro sociale e i tempi, che già erano pessimi, sono solo che peggiorati. Ma come è possibile che in un posto come Tradate e dintorni, dove non c'è niente, a nessuna di voi venga la curiosità di capire se c'è un posto dove parlare, fare musica organizzare qualsiasi cosa?

Insomma in questi giorni, per il Collettiva, ho passato un sacco di tempo in cerca di blog e siti al femminile e con stupore ho scoperto che ce ne sono moltissimi.
Questo significa che c'è un interesse a riguardo...ma dopo esserci lette, complimentate e linkate a vicenda...cosa succede?

Pilla

Resumè del martedì...scusate il ritardo.


Stà settimana siamo un pelo in ritardo con il resumè della riunione, anche perchè non è che abbiamo fatto chissàcchè lunedì.
Più che altro strategie per l'attacchinaggio feroce dei volantini per le iniziative, che da brave miliTonte finisce sempre che sbrighiamo in pochissime!


Stavamo pensando che ci piacerebbe fare delle belle chiaccherate tra S'ignore sui vari argomenti che ci interessano in modo da avere poi materiale su cui scrivere e lavorare da postare sul blog o per altri utilizzi. Si sa, da cosa nasce cosa.

Già a cominciare da dopo la proiezione di Persepolis, tra una birra e un manhattan non ci spiacerebbe parlare un pò dei vari temi trattati dal film..così per avere uno spunto, e poi via a ruota libera.

Le Collettiva

lunedì 5 maggio 2008

la pillola del giorno dopo

Avete bisogno della pillola del giorno dopo ma non c'è verso, di fronte a voi degli incalliti obiettori di coscienza che si frappongono fra voi ed un vostro sacrosanto diritto. Se volete denuciare il fatto, invece che (o dopo aver) schiaffeggiare il medico/farmacista che non vi prescrive/procura la pillola del giorno dopo, alleghiamo i moduli per gli esposti

da http://osservarosa.blogspot.com/


esposto pillola del giorno dopo >>
Tieni conto che i fatti esposti sono relativi ad un caso specifico, e vanno quindi sostituiti con la situazione che hai dovuto concretamente affrontare.

la denuncia tipo per i farmacisti >>

domenica 4 maggio 2008

la caparbietà


credo fermamente nella caparbietà delle donne






venerdì 2 maggio 2008

due iniziative del COLLETTIVA per maggio

venerdì 16 maggio, ore 21.30

videoproiezione


- PERSEPOLIS -


di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud - Francia/USA 2007

Teheran, 1978: Marjane, otto anni, sogna di essere un profeta che salverà il mondo. Educata da genitori molto moderni e particolarmente legata a sua nonna, segue con trepidazione gli avvenimenti che porteranno alla Rivoluzione e provocheranno la caduta dello Scià.
Con l’instaurazione della Repubblica islamica inizia il periodo dei “pasdaran” che controllano i comportamenti e i costumi dei cittadini. Marjane, che deve portare il velo, diventa rivoluzionaria.
La guerra contro l’Iraq provoca bombardamenti, privazioni e la sparizione di parenti. La repressione interna diventa ogni giorno più dura e i genitori di Marjane decidono di mandarla a studiare in Austria per proteggerla.
A Vienna, Marjane vive a 14 anni la sua seconda “rivoluzione”: l’adolescenza, la libertà, l’amore ma anche l’esilio, la solitudine, la diversità.
Un’opera in bianco e nero (con lampi di colore) capace di raccontare un’infanzia e un’adolescenza al femminile comune e differente al contempo.


domenica 18 maggio, ore 16.30

incontro pubblico

- IL FEMMINICIDIO -

L’ambito più pericoloso: la famiglia. Il posto più pericoloso: la casa

con MICHELA ZUCCA, antropologa.

Violenze e stupri sono un fenomeno tipicamente domestico. Il “nemico” non è lo straniero, ma vive nella quasi totalità dei casi fra le stesse pareti della vittima.Quando i politici nelle loro campagne-sicurezza divulgano informazioni sul pericolo degli stupri, affermano regolarmente il falso. Nascondono quello che è il terrore dentro casa e propongono disegni di legge e interventi utili solo a rafforzare le loro ideologie discriminatorie per diffondere xenofobia e razzismo.Nel consolante immaginario collettivo la violenza è quella del bruto appostato nella strada buia. La verità è che la violenza sta in casa, nella coppia, nella famiglia, solida o dissestata, benestante o povera, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale.
La violenza contro le donne non è un problema di pubblica sicurezza, né un crimine di altre culture da reprimere con deportazioni di immigrati, con braccialetti, ronde notturne o più pattuglie per le strade.
La violenza patriarcale può essere sconfitta solo dalla libertà, da una sempre maggiore autonomia personale, dalla solidarietà tra donne e dal percorso di crescita, individuale e collettivo, di donne e uomini capaci di andare oltre i modelli culturali imposti.

al Kinesis in via carducci, 3 a tradate


Interruzione di gravidanza: cosa fare, quando e dove

Da http://ogo.noblogs.org/

scarica il pdf >>


Interruzione di gravidanza: cosa fare, quando e dove


L'anticoncezionale non ha funzionato, il preservativo si è rotto... oppure nessuno/a ti ha mai dato informazioni corrette ed esaurienti su come funziona il tuo corpo e su come è possibile evitare di rimanere incinte.
In ogni caso solo tu hai il diritto di decidere se hai le risorse affettive, psicologiche ed economiche per diventare madre oppure no. Se non sai cosa fare, puoi trovare aiuto e supporto nei consultori pubblici, negli spazi autogestiti dalle donne, nei consultori privati laici. Qui di seguito alcune indicazioni.

Quanto tempo hai per decidere
L'interruzione volontaria di gravidanza è consentita dalla legge 194 entro i primi novanta giorni, periodo che viene calcolato a far data dalle ultime mestruazioni. Sapere questo è molto importante: di solito, quando ci si accorge di essere incinte sono già passate almeno 5 o 6 settimane dall'ultimo ciclo, bisogna inoltre tenere conto che la legge 194 impone 7 giorni di "riflessione" dalla data del certificato medico a quando ci si potrà presentare in ospedale per l'intervento, quindi in realtà ci sono solo 5/6 settimane di tempo utile per decidere cosa fare.

Oltre la 12ma settimana si può ricorrere all'aborto terapeutico solo se la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna o quando sono accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

A chi rivolgersi
Per ottenere il certificato per l'interruzione di gravidanza puoi rivolgerti gratuitamente presso i consultori familiari pubblici (qui info sui consultori milanesi), presso un ospedale, oppure presso un medico di tua scelta. Porta con te un documento, la tessera sanitaria e, nel caso il medico a cui ti rivolgi non sia un ginecologo, il test di gravidanza(*) eseguito presso una farmacia o un laboratorio analisi.
E' sempre bene verificare in anticipo che il medico con cui si avrà il colloquio non sia obiettore di coscienza (*) altrimenti si rischia di perdere altro tempo prezioso.
Se vuoi puoi recarti al colloquio col tuo partner, ma non sei tenuta a farlo e nessuno può importi che lui sia presente.
Il medico è tenuto a verificare con te i motivi che ti portano ad interrompere la gravidanza nel rispetto della tua dignità, libertà e riservatezza, e a fornirti indicazioni sugli aiuti e i supporti di carattere sociale ed economico a cui hai diritto nel caso tu decida di non abortire.

Se sei minorenne
La legge ti consente di interrompere una gravidanza indesiderata anche se sei minorenne, previo il consenso di entrambi i tuoi genitori. Se per vari motivi non è opportuno coinvolgerli, o sono contrari, il medico, entro sette giorni dalla tua richiesta, inoltrerà al giudice tutelare competente una relazione, corredata del proprio parere. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, fisserà un colloquio con te e tenuto conto della tua volontà, delle tue ragioni e della relazione del medico, può autorizzarti, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza. Ricordati che nessuno è tenuto ad informare i tuoi genitori della tua decisione.

Se sei straniera
La legge prevede che tu possa interrompere la gravidanza anche se non hai il permesso di soggiorno, nessuno potrà segnalarti alla polizia o trattenerti.
Ricordati che puoi accedere ai consultori pubblici e agli ospedali per ottenere il certificato e richiedere l'intervento anche se non hai la tessera sanitaria.

L'iter burocratico
Il medico rilascia un certificato, che deve essere firmato anche dalla donna, con l'invito a "soprassedere" per sette giorni, trascorso questo tempo ci si può rivolgere presso un ospedale pubblico o convenzionato per richiedere l'interruzione di gravidanza, in caso di urgenza il medico può rilasciare un certificato che permette di rivolgersi direttamente all'ospedale senza che siano trascorsi i 7 giorni. E' molto importante che il certificato(*) venga compilato correttamente per evitare che venga rifiutato dall'ospedale.
Scarica il Fac Simile della richiesta di IVG, per verificare tutte le informazioni necessarie.
In ospedale verranno fissati gli esami di routine e la data per l'intervento che solitamente viene eseguito in regime di day hospital e in genere con anestesia locale. In alcuni ospedali per eseguire gli esami è necessario tornare due o tre volte, quindi se hai problemi ad assentarti dal lavoro o da scuola informati prima.
I nominativi delle donne che ricorrono all'interruzione di gravidanza non possono essere divulgati o resi pubblici, anche le relazioni che i medici e gli ospedali, per legge, devono far pervenire all'autorità sanitaria provinciale, non devono fare menzione dell'identità della donna.

TEST DI GRAVIDANZA E' importante avere un test di gravidanza "stampato", contenente il tuo nome e cognome, da poter esibire al medico, per cui rivolgiti ad un laboratorio analisi oppure ad una farmacia che svolge questo servizio. Alcune farmacie restituiscono l'esito in un paio d'ore, altre dopo uno o due giorni. Per il test basta raccogliere un po' della prima pipì della mattina in un barattolino pulito.

OBIETTORE DI COSCIENZA La legge 194 consente ai medici contrari all'aborto di "rifiutarsi di svolgere le procedure e le attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza", quindi un medico obiettore non ti rilascerà il certificato per l'IVG. Anche in ospedale potrai trovare medici e personale paramedico obiettore, in alcuni ospedali la percentuale di obiettori è molto alta e questo causa dei tempi di attesa molto lunghi, per cui ti consigliamo di informarti prima di scegliere presso quale ospedale richiedere l'intervento. Ricordati che l'obiezione di coscienza non esonera il personale dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento. Se riscontri degli abusi in questo senso o gravi disservizi causati dalla presenza di personale obiettore, segnalaceli (no_obiettori@autistiche.org).

CERTIFICATO PER LA RICHIESTA DI IVG Controlla che siano indicati la data di rilascio, il tuo nome e cognome, la data delle ultime mestruazioni, le formulazioni di legge (x es. "Espletate le procedure previste ai sensi dell'art. 5 L 194/78 si ritiene che sussistano le circostanze di cui all'articolo 4, per cui, trascorsi sette giorni dalla data del presente certificato, la richiedente potrà presentarsi in una delle sedi autorizzate per effettuare l'intervento").

giovedì 1 maggio 2008

Loro hanno trovato il modo di farli stare "sù dé dòss"

Letto su http://femminismo-a-sud.noblogs.org/

L'autodifesa delle donne indiane si chiama "Pink Gang"

La strepitosa Sèverine (grazie!) ci segnala l'esistenza di queste donne straordinarie e condivide con noi la traduzione dal francese di due articoli che parlano della Pink Gang. Ci segnala anche un altro articolo in inglese. Nell'India in cui le donne vengono massacrate in ogni modo possibile c'e' chi ha smesso di aspettare gli "aiuti umanitari" e ha pensato bene di iniziare a difendersi con le bastonate. Si chiamano Pink Gang e sono numerose. Buona lettura!

Donne indiane che lottano per i diritti delle donne

Di Polly Dunbar


Si vestono con sari rosa confetto, ma la loro fama è lontana dall’essere tenera. Sono le giustiziere rosa, un gruppo deciso ad estirpare la corruzione delle forze di polizia e ad applicare una giustizia spietata ai colpevoli di violenza domestica o sessuale.

Agiscono nello stato di Uttar Pradesh, nel nord dell’India. Hanno scelto il rosa come simbolo della loro lotta e possono contare tra di loro centinaia di militanti. Sono armate di lathi – bastoni tradizionali – che servono a picchiare gli uomini che sono stati violenti con le loro mogli o le hanno abbandonate, e anche a pestare i poliziotti che hanno rifiutato di registrare denuncie di stupro.

Il gruppo, formato due anni fa, è riuscito, nonostante le sue membre siano originarie delle caste più basse della società indiana, a denunciare le malversazioni dei politici corrotti. Dalla sua creazione, la Pink Gang, come si autonominano, ha subito una serie di accuse criminali, ma tengono duro e resistono alle minacce.

“Nessun* ci viene ad aiutare in questa regione” dice Sampat Pal Devi, 47 anni, fondatrice del gruppo che da alle altre donne lezioni di combattimento. “La polizia e i funzionari sono così corrotti e anti-pover* che dobbiamo noi fare applicare la legge. In altri momenti, ricopriamo di vergogna chi si comporta male. Ma non siamo una gang nel senso abituale del termine. Siamo una gang per la giustizia. Indossiamo il rosa perché è il colore della vita.”

La Pink Gang è basata nella zona di Banda, una delle parti più povere d’Uttar Pradesh e le donne guadagnano pian pianino il rispetto dei funzionari locali reticenti. Più del 20 % della popolazione di Banda sono “intoccabili”, la casta più bassa. Le donne sono le prime vittime della povertà e della discriminazione in una società feudale dominata dagli uomini e sottomessa alle caste superiori. Quasi tutte le Pink giustiziere vivono in capanne di fango e di mattoni, senza acqua corrente, senza elettricità, e sopravvivono con meno di 50 pence (0,75 euro al giorno).

Aarti Devi, 25 anni, dice: “Da sola non ho nessun diritto, ma insieme, come gruppo di Gulabi, abbiamo potere.”
“Quando vado a prendere l’acqua, la gente delle caste superiori mi picchiano, mi dicono che non ho il diritto di bere la stessa acqua di loro. Ma quando siamo in banda, ci temono e ci lasciano tranquille.”

“Sei mesi fa, una donna è stata stuprata e siamo andate con lei al commissariato di polizia. All’inizio, i capi hanno rifiutato di prendere la denuncia, ma insieme, siamo riuscite a costringere la polizia ad agire. Abbiamo trascinato l’ufficiale di polizia fuori dal commissariato e l’abbiamo picchiato con i nostri bastoni.”

La gang riceve sempre più sostegno dagli uomini. “Mio padre è un membro della banda di Gulabi” dice Aarti. “Non siamo contro gli uomini. Siamo per l’uguaglianza dei diritti per tutt* e contro chi non la accetta.”

Sampat, una madre di 5 figli*, sposata all’età di nove anni, è diventata una celebrità locale. Orgogliosissima del suo lavoro, dice: “Abbiamo impedito che le donne vengano violentate e abbiamo mandato le ragazze a scuola. La violenza contro le donne e lo stupro sono molto comuni qui. Allora proviamo ad educarle perché conoscano i loro diritti.

In caso di violenza domestica, andiamo a parlare al marito per spiegargli che ha torto. Se rifiuta di ascoltare, facciamo uscire la moglie e picchiamo lui. Se necessario, lo picchiamo in pubblico per farlo vergognare. Gli uomini sono abituati a credere che le leggi si applicano solo a loro, ma noi usiamo la forza per farsi che questo cambi totalmente.”

L’anno scorso, dopo aver ricevuto denunce perché un negozio statale non dava il cibo che sono tenuti a distribuire gratuitamente ai/alle pover*, la gang ha iniziato a sorvegliare il proprietario e suo figlio. Una notte, hanno visto due camion carichi di grano sulla strada del mercato, dove il proprietario del negozio pensava di venderlo e tenersi i soldi. La Pink Gang ha fatto pressione sull’amministrazione locale perché sequestrassero il grano e ha controllato che il grano fosse poi correttamente distribuito.

Fonte: dailymail.co.uk
19 gennaio 2008

Giustiziere in sari

Neeta Lal

Di fronte all’inazione delle autorità e alla violenza quotidiana che subiscono, donne prendono le armi e il loro destino in mano. Il sito di informazione Asia Sentinel, basato a Hong Kong ha incornato queste “Robin Hood” di un altro genere.

Il distretto di Banda, nello stato di Uttar Pradesh (a nord del paese), uno dei meno sviluppati dell’India, fa parlare di sé. È in questa regione che agiscono la Pink Gang (gang rosa), un gruppo di 200 donne che si presentano come le eredi di Robin Hood, Non esitano a rispondere alla violenza con la violenza. Puniscono gli omicidi di spose fatti a volte anche da suocere, le violenze dei mariti, e anche la corruzione o l’incapacità degli eletti.

Queste donne esuberanti e intrepidi, riconoscibili dai loro sari rosa, sono le nemiche numero uno dei mariti violenti e dei funzionari incompetenti. Avendo personalmente subito violenze sessuali, vanno a caccia di stupratori e mariti indegni, fanno la morale ai malfattori e invadono i posti di polizia per rimproverare gli agenti che non fanno il loro lavoro. Creato nel 2006 da Sampat Pal Devi, una donne di 45 anni costretta a sposarsi all’età di 9 anni e diventata madre quattro anni dopo, questo gruppo agisce come una banda di giustiziere nella zona senza diritto che è Banda.

“Qui, nessun* viene ad aiutarci. I funzionari e la polizia sono corrotti e ostili ai/alle pover*, Così, siamo a volte costrette a far rispettare noi la legge. Siamo una banda di giustiziere, no nuna gang” ha recentemente dichiarato la fondatrice del Pink Gang. Stanca della corruzione del sistema e le discriminazioni sociali di cui si rendono colpevoli le autorità (soprattutto nei confronti di donne, caste basse e intoccabili), Sampat Pal Devi ha deciso di passare all’azione dopo aver saputo che sua sorella era stata trascinata dai capelli nel cortile di casa sua dal marito alcolista.

Volendo “dare una lezione agli uomini colpevoli”, ha radunato donne del suo quartiere; il gruppo armato di bastoni, sbarre di ferro e una mazza da cricket, è andato a trovare il cognato, l’ha inseguito fino al campo di canna da zucchero e riempito di botte. Alcune azioni sono un successo. Ad esempio, il gruppo è riuscito a riportare a casa dei propri mariti undici ragazze che erano state buttate fuori di casa dalla suocera per dote non sufficiente.

In generale, gli indicatori di sviluppo umano del distretto sono bassissimi. Il tasso di alfabetizzazione delle donne giunge solo il 23,9% contro 50,4% per gli uomini; il ratio uomini/donne è di 846 donne per 1000 uomini, mentre la media dello stato è di 879 (a livello internazionale, il rapporto è inverso: 105 femmine per 100 maschi).

La violenza coniugale è una strage, l’arretratezza delle donne è rinforzata dal peso del sistema delle caste. Ma la Pink Gang se la prende non solo con mariti che maltrattano le mogli perché non riescono a dar loro figli, ma anche con i funzionari che si arricchiscono vendendo al mercato nero cereali sovvenzionati dallo stato e normalmente destinati ai/alle più pover*.

Mentre le risorse naturali del distretto potrebbero normalmente garantire mezzi di sussistenza a tutté gli/le abitanti, vengono saccheggiate da un piccolo numero di loro in totale impunità perché le autorità locali chiudono gli occhi su queste pratiche. In alcuni villaggi, i/le contadin* non vengono nemmeno pagat* e ricevono solo un chilo di cereali al giorno di lavoro. E il numero di lavoratori/trici ridotte alla schiavitù è altissimo.

Secondo alcuni sociologi, l’unica speranza per questa parte della popolazione spogliata e disprezzata sta nei movimenti collettivi come la Pink Gang. Anche se il gruppo non ha una sede, le sue membre si riuniscono regolarmente a casa della fondatrice per discutere dei casi da trattare e della strategia da adottare.

L’apparizione di una milizia di donne nel distretto di Banda è il sintomo di gravi problemi sociali che attraversano la società indiana. “Quando gli eletti rifiutano di rispondere alle richieste dei/delle cittadin* ordinari” osserva Prerna Purohit, sociologo di New Delhi, “quest* non hanno altra scelta che prendere le cose in mano per se stess*. È un colpo di intimazione per il governo della più grande democrazia del mondo.”

Neeta Lal
Asia Sentinel
Le courrier international
1 febbraio 2008

...gli spagnoli lo fanno meglio

Giusto per sapere cosa succede all'estero mentre qui siamo ancora "se sei precaria sposa un miliardario"...
Pillow

Approvata all’unanimità la legge contro la violenza di genere
Catalunya: sradicare la violenza machista è un diritto delle donne

Redazione
stampa
Il parlamento catalano ha approvato all’unanimità la legge dei diritti delle donne a sradicare la violenza machista, che riconosce il diritto delle donne ad una efficace protezione e all’assistenza sanitaria ed economica.
Uno degli aspetti più innovativi della nuova Legge è la creazione di un fondo di garanzia per la copertura degli assegni familiari stabiliti dai giudici al momento della separazione ma non onorati dagli ex coniugi. Il fondo è stato finanziato con 24 milioni di euro per il 2008.
La legge impegna inoltre la Generalita catalana (il governo regionale autonomo) alla creazione di una rete di recupero integrale delle donne vittime di violenza.

La consigliera di Esquerra republicana Carme Capdevila ha sottolineato che la legge è parte della “concettualizzazione della violenza machista”, intesa come violenza fisica, sessuale, economica e psicologica, contro le . donne “manifestazione della discriminazione e della situazione di diseguaglianza” all’interno di un “sistema di relazioni di potere degli uomini sulle donne”.

Capdevila ha evidenziato come la legge, stabilendo la creazione di una rete di sostegno integrale, suppone un avanzamento importante anche per quanto riguarda l’individuazione di strumenti ad hoc contro la violenza di genere.
Inoltre, aggiunge la consigliera, la legge prevede delle misure specifiche per facilitare l’assegnazione di case alle vittime e sostegni per quanto riguarda la formazione professionale e scolastica (beneficio quest’ultimo esteso anche ai/alle figli/figlie) ma soprattuto prevede che la genralit catalana si possa costituire come parte civile nei processi per femminicidio o lesioni gravi.

La legge è stata approvata da tutti i gruppi presenti alla Camera Catalana, compreso il Partido Popular che, per voce della sua rappresentante Montserrat Nebrera, ha criticato la legge ritenendola troppo interventista ed ha auspicato che in futuro si applichino a pieno le leggi esistenti anziché continuare a farne di nuove.
Di parere simile il deputato Antonio Robles, che ha affermato che “non sempre il machismo può essere definito violenza”, dichiarando di “appoggiare la legge nonostante la sua scarsa universalità e l’abuso dell’ideologia più conservatrice del femminismo”.

Sicuramente sull’approvazione della legge, il cui dibattimento è stato seguito da numerosi gruppi femministi, ha influito positivamente l’ampio accogliemento dei molti emendamenti presentati dall’opposizione.

Da parte sua la Presidente dell’Institut Català de les Dones (ICD) ha evidenziato come la nuova legge sia la conseguenza di una vecchia domanda della società civile davanti alla piaga della violenza machista. In questo paese “le donne hanno il diritto di vivere senza violenza e anche gli uomini” ha concluso.

Traduzione di Cristina Papa
Fonte: www.redfeminista.org

1° MAGGIO


Buona festa delle Lavoratrici!!