giovedì 26 febbraio 2009

Testamento biologico

Lettera aperta all’onorevole Franceschini (da MicroMega)

Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, Stefano Rodotà, Paolo Flores d'Arcais: Gli emendamenti del Pd sulla legge "fine-vita" non sono una mediazione, sono una resa.

Stimato onorevole Franceschini,
appena eletto segretario del Partito democratico, lei ha fatto riferimento alla laicità come valore irrinunciabile del suo partito, in quanto valore irrinunciabile della carta costituzionale. Il banco di prova della coerenza pratica rispetto a questa affermazione è costituito dall’atteggiamento che il suo partito assumerà nella discussione sulla legge cosiddetta “fine-vita”.
Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini. E questo vale più che mai per quanto riguarda ciò che è più proprio di ciascuno, che fa anzi tutt’uno con la propria esistenza, la sua stessa vita, e la parte finale di essa.
E infatti la Costituzione della Repubblica nel suo articolo 32, e la convenzione di Oviedo ratificata dall’Italia, la legge sul servizio sanitario nazionale, e numerose e univoche sentenze della Cassazione negli ultimi anni, stabiliscono in modo tassativo che nessun cittadino può essere sottomesso a “interventi nel campo della salute” senza il suo consenso (debitamente informato) e che tale consenso può essere ritirato in qualsiasi momento. La convenzione di Oviedo evita ogni distinzione tra “cure” e altri interventi (“di sostegno vitale”, ecc.) proprio perché non si possa giocare sulle parole e violare così il diritto del paziente di rifiutare qualsiasi trattamento medico e/o ospedaliero (tranne che per gli eccezionali motivi di sicurezza pubblica: epidemie, vaccini e simili).
Sulla propria vita, insomma, può decidere solo chi la vive, e nessun altro. Questo l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico, confermando l’essenzialità del consenso informato nell’articolo 3 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il disegno di legge Calabrò distrugge tale diritto. All’art. 2, comma 2 dice infatti: “L'attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all'alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”.
Il che significa che Piergiorgio Welby non potrebbe far disattivare il respiratore artificiale, e che Luca Coscioni non avrebbe potuto rifiutare la tracheotomia, e che l’amputazione di un arto che va in gangrena diventerebbe coatto, e così la trasfusione di sangue anche a chi la rifiuta per motivi religiosi (tutti rifiuti garantiti oggi dalla legge e più volte applicati fino al “prodursi della morte del paziente”).
Non basta. L’articolo 5 comma 6 stabilisce che “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. In tal modo il cosiddetto testamento biologico diventa una beffa. Qualsiasi cosa abbia stabilito il cittadino, davanti a un notaio e reiterando le sue volontà ogni tre anni, il sondino gli sarà messo in gola a forza. I medici delle cure palliative hanno del resto spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie.
E’ evidente il carattere anticostituzionale di tale legge, ma anche il suo carattere semplicemente disumano. Purtroppo gli emendamenti proposti dal suo partito (primo firmatario Anna Finocchiaro) lasciano intatta la violenza dell’articolo 2 comma 2, e aprono solo un modesto spiraglio rispetto a quella dell’articolo 5 comma 6. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, praticamente indistinguibile dal disegno di legge della maggioranza, e che non a caso è stata benevolmente accolta dall’on. Quagliariello.
Il Partito democratico aveva il suo progetto di legge da anni, e con tale programma andò alle elezioni che portarono al secondo governo Prodi: la legge firmata da Ignazio Marino. Ogni passo indietro rispetto a tale proposta sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo, dalle sentenze della Cassazione.
Abbiamo letto che il suo partito sarebbe comunque orientato a dare ai suoi parlamentari “libertà di coscienza” al momento del voto. Ci sembra che tale atteggiamento sia frutto di un fraintendimento molto grave.
Se venisse presentato un disegno di legge che stabilisce la religione cattolica come religione di Stato, proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli, sarebbe pensabile - per un partito politico che prenda sul serio la Costituzione - lasciare i propri parlamentari liberi di “votare secondo coscienza”, a favore, contro, astenendosi? O non sarebbe un elementare dovere, vincolante, opporsi a una legge tanto liberticida?
La legge ora in discussione sulle volontà di fine vita è, se possibile, ancora più liberticida (e disumana) di quella sopra evocata. Non costringe al battesimo forzato, costringe al sondino forzato, al respiratore forzato, a qualsiasi accanimento che prolunghi artificialmente una vita che, per la persona che la vive, non è più vita ma solo tortura. Peggiore quindi della morte.
In ogni caso la libertà di coscienza del parlamentare non può essere invocata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle persone.
Siamo certi perciò che nulla di tutto questo accadrà, e che in coerenza con il valore della laicità da lei riaffermato, il Partito democratico non tollererà scelte che violino, opprimano e vanifichino l’elementare diritto di ciascuno sulla propria vita.

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Stefano Rodotà
Umberto Veronesi

(25 febbraio 2009)

mercoledì 18 febbraio 2009

Pillolissima 2009

leggo e riporto da pillolissima2009.splinder.com >>>

Pillolissima 2009 strumentalizzata: chiediamo errata corrige al Corriere della Sera

In merito alla seguente nota stampa diffusa dal presidente di Laziosanità D'ubaldo:

'La pillola Ru486 non e' un anticoncezionale e non rientra nella categoria dei farmaci da assumere al di fuori del controllo medico'. Lo afferma, in una nota, il presidente di Laziosanita'- Asp Lucio D'Ubaldo in merito all'irruzione dei giorni scorsi nei Pronto Soccorso ospedalieri da parte delle studentesse e precarie dell'Onda universitaria, come riportato da diversi organi di informazione, per verificare che 'i rapporti amorosi tra giovani e meno giovani siano tutelati effettivamente con l'accesso a misure preventive ed anticoncezionali, a cominciare dalla prescrizione della Ru486'. 'Su questo punto - spiega D'Ubaldo - bisogna essere chiari, poiche' i diversi punti di vista etici non mettono in discussione l'aspetto tecnico di un prodotto non ascrivibile alle procedure di protezione. Credo sia giusto che le autorita' sanitarie e l'assessorato regionale esercitino fino in fondo il loro ruolo in ordine ad una informazione corretta e responsabile'.

Le studentesse e le precarie romane che sabato notte hanno dato il via alla campagna 'Pillolissima 2009' ribadiscono come scritto nel comunicato diffuso dopo le azioni svolte negli ospedali che:

- la nostra richiesta nei pronto soccorso era volta a richiedere la cosiddetta 'pillola del giorno dopo', anticoncezionale di emergenza, che deve essere distribuito dagli ospedali cosi' come prevede la legge, e sul quale non c'è possibilità di obiezione da parte dei medici, non essendo una pillola abortiva. I medici che si rifiutano di fare la prescrizione sono passibili di denuncia per omissione di soccorso e interruzione di pubblico servizio.

- la pillola RU486 di cui parla D'Ubaldo è un altro farmaco, una pillola abortiva. NON QUELLA CHE E' STATA OGGETTO DELLE NOSTRE RICHIESTE. Anche se come donne riteniamo uno scandalo che la RU486 non sia disponibile in Italia come lo è nei paesi piu' avanzati. E' una barbarie che il maggior dolore fisico, psicologico ed emotivo possibile sia inflitto alle donne che scelgono di abortire, usandolo come deterrente.

- il presidente D'Ubaldo confonde evidentemente le due pillole. Per ignoranza, o forse confuso dall'articolo di lunedi del Corriere della Sera che, distorcendo il comunicato stampa da noi inoltrato, parlava a torto di RU486. Per questo chiediamo che venga riportata sul giornale medesimo una correzione riguardo l'articolo su Pillolissima 2009.


Le donne che ogni giorno affrontano il trauma di un servizio pubblico mancato, o di un aborto, sanno bene di cosa parlano, al contrario evidentemente di D'ubaldo, dei medici obiettori, e dei giornalisti poco informati.
Non ci faremo strumentalizzare e non staremo al gioco di chi cerca di spostare la questione di un diritto negato verso altri aspetti del tema in questione!

lunedì 16 febbraio 2009

iniziativa antipsichiatrica a saronno


Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno

MALATI DI NIENTE
Itinerari per uscire dalla psichiatria
INCONTRO PUBBLICO
Con Maria Rosaria D'Oronzo, psicologa,
del Centro Relazioni Umane di Bologna (www.antipsichiatria-bologna.net)
e con il Gruppo d'iniziativa non psichiatrica di Tradate
giovedì 26 febbraio 09 - ore 21
presso sala Aldo Moro - viale Santuario 13 Saronno

*
"Perché se la ragione esiste, essa consiste proprio nell'accettare questo cerchio continuo della saggezza e della follia, nell'essere chiaramente coscienti della loro reciprocità e della loro impossibile separazione." M. Foucault

La solitudine della persona internata e sottoposta a giudizio psichiatrico è senza paragoni.
Non è solo celle, spioncini e letti di contenzione. E nemmeno soltanto psicofarmaci ed elettroshock.
È anche isolamento assoluto di chi, al contrario di tutti gli altri internati di carcere e lager, è considerato, sia pure arbitrariamente, senza pensiero razionale o, come si dice, con un pensiero malato.

Tu parli, gridi, protesti, ricordi e gli altri sorridono con superiorità come se si trattasse di un cane che pretende di appartenere alla specie.
La stessa voce del personale che si rivolge agli internati e ai pazienti psichiatrici ha un timbro falso, artificiale, artefatto.

Perché "malato di mente" significa prima di tutto non uomo.
Il considerare altri come non uomini ci preserva dall'affrontare con pienezza la nostra responsabilità di singoli come appartenenti a tutte le innumerevoli possibilità della specie.
È una fuga dalla profondità abissale del nostro essere in una riduzione a manichini, in polemica con la fantasia e la creatività.
Così i reparti psichiatrici sono la morte degli internati, ma sono nello stesso tempo il nostro impoverimento, la nostra tragica barbarie, la nostra vita superficiale e fallita, che si consuma, senza capire, in una ignoranza psicologica totale.

La psichiatria ha libertà di azione quando si è fatto terreno bruciato intorno alle persone; più si conoscono le persone e meno si è disponibili che vengano distrutte per quello che dicono o pensano.
Bisogna imporre una sorta di omertà collettiva per poter far finta di non aver fatto quello che si è fatto, chiedendo un ricovero o facendo marchiare con uno stigma invalidante un proprio "caro".

La psichiatria si interessa di noi fin dalla nascita, i bambini già da piccoli possono essere giudicati affetti da "patologie" come l'ADHD (deficit di attenzione e iperattività) ed essere trattati con psicofarmaci.

La nostra rivoluzione deve essere la rottura dell'omertà, schierandoci apertamente dalla parte di chi è messo da parte.
Non intendiamo dare risposte per "curare", "controllare" o "normalizzare" le persone che hanno comportamenti diversi dai nostri.
Nessuno libera nessuno, ci si libera insieme.

Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno

INIZIATIVA ROMANA

pillolissima2009.splinder.com >>>

Con Pillolissima 2009 libertà e autodeterminazione!

Il 14 febbraio è il giorno degli innamorati: per questo ci siamo chieste se i rapporti amorosi tra giovani e meno giovani siano tutelati effettivamente con l'accesso a misure preventive e anticoncezionali.

Questa notte i più grandi ospedali di Roma sono stati oggetto di un blitz-inchiesta da parte di studentesse (di alcune scuole di Roma e delle due università La Sapienza e Roma 3) e precarie. L'obiettivo è quello di tracciare una mappa di quegli ospedali in cui illegalmente si esercita l'obiezione di coscienza sulla contraccezione di emergenza. Verso le 22.00 piccoli gruppi di donne sono entrati contemporaneamente nelle sale dei pronto soccorso richiedendo la cosidetta "pillola del giorno dopo", che deve essere assunta entro le 72 ore dal rapporto sessuale ma la cui efficacia diminuisce col passare delle ore.

I dati raccolti la scorsa notte sono i seguenti.

Il policlinico Gemelli e l'ospedale S.Pietro Fate Bene Fratelli non prescrivono la pillola. Difronte alle insistenze delle studentesse, il personale risponde che questi sono ospedali cattolici(come se si fossero dimenticati di essere convenzionati con lo stato italiano), giustificando, in questo modo, l'omissione di soccorso.

L'ospedale CTO rifiuta la prescrizione della pillola e al momento di rilasciare la dichiarazione del rifiuto, la dottoressa chiede di pagare il ticket di 25 euro, indirizzando poi la richiedente ad un altro ospedale per avere la prescrizione della pillola, dopo aver pagato un altro ticket.

I pronto soccorsi degli ospedali Policlinico Umberto I, San Filippo Neri, San Camillo Forlanini, S.Eugenio, Pertini e S.Giovanni prescrivono la pillola solo dietro pagamento del ticket di 25 euro. In particolare l'ospedale S.Eugenio viene indicato da più ospedali come il luogo in cui viene prescritta la pillola "senza problemi". Nel pronto soccorso del S.Giovanni viene negata in un primo momento, a seguito di insistenze da parte delle studentesse, viene prescritta.

Negli ospedali S.Andrea, Policlinico Casilino , Policlinico Tor Vergata si segnala la presenza di obiettori ma, allo stesso tempo, la possibilità di ottenere la prescrizione della pillola, anche se con tempi di attesa non prevedibili e sempre dietro il pagamento del ticket.

Denunciamo l'omissione di soccorso e l'interruzione di un pubblico servizio degli ospedali, laddove è illegale che i medici ricorrano all'obiezione di coscienza. La contraccezione di emergenza infatti ha un effetto prefertilizzante e non abortivo, non prevede restrizioni d'uso (è un farmaco che rientra nella "classe 1" dell' OMS) e deve essere prescritta senza diagnosi.

Ribadiamo inoltre che la salute deve essere un sevizio pubblico e gratuito per tutti e tutte, migranti e cittadini/e italiani/e: per questo riteniamo inaccettabile il costo del ticket (solo per farsi prescrivere una pillola) pari a 25 euro che devono essere sommate al costo del farmaco(circa 13 euro). La nostra azione è volta a rimettere al centro del dibattito pubblico la libertà delle donne nella gestione del proprio corpo, troppo spesso utilizzato strumentalmente per dare avvio a provvedimenti dettati dalla morale cattolica e che limitano la possibilità di scegliere una sessualità e una maternità consapevole.

Per questo noi obiettiamo gli obiettori.

Tutte le donne devono avere accesso ad un'informazione laica e libera su sessualità e prevenzione, che agendo prima dell'emergenza educhi a una sessualità consapevole; a un sistema di welfare universale che consenta prestazioni sanitarie gratuite e servizi che ne sostengano l'autodeterminazione, a partire da consultori, asili pubblici e centri antiviolenza.

La libertà e i diritti delle donne non saranno il prezzo da pagare in questa crisi. Né ora né mai.

Studentesse e precarie

RIOCCUPATO IL COX18

cox18.noblogs.org >>

Altroché San Valentino
Il nostro cuore batte per Cox 18!

Alle ore 20.00 di oggi, venerdì 13 gennaio, dopo le contraddittorie ragioni che il Comune di Milano ha espresso stamattina in un’aula del Palazzo di Giustizia, 200 compagni sono rientrati nel centro sociale COX 18 riprendendosi ciò che gli era dovuto.


Attualmente solo la libreria Calusca e l’archivio Primo Moroni rimangono sigillati, decisione presa per salvaguardare il grande valore culturale lì dentro racchiuso, nei suoi volumi e nei rarissimi materiali che sono la nostra memoria storica e quella dei movimenti, del quartiere Ticinese e di tutta la città.
L’odierna udienza davanti al giudice civile sul ricorso contro lo sgombero illegale del 22 Gennaio non ha portato ad alcuna conclusione. Il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Il Comune ha dichiarato tramite i suoi avvocati che non ha nulla a che fare con la decisione dello sgombero, scaricando ogni responsabilità su Prefettura e Questura. Una posizione comprensibile, perché una responsabilità accertata da parte del Comune comprometterebbe seriamente la sua posizione processuale.
Ma basterebbe ricordare l’intervista rilasciata dal Prefetto Lombardi al quotidiano "il Giornale" il 28 gennaio scorso, in cui affermava senza mezzi termini che “il Comune ha chiesto alla Questura di intervenire”, aggiungendo che “la Questura, quando riceve una richiesta del genere, soprattutto da un ente pubblico, deve garantire una tutela immediata.” Tali dichiarazioni non sono state mai smentite.
Ma c’è un altro fatto che dovrebbe far sorgere dei seri dubbi rispetto alla fantasiosa ricostruzione rilasciata dal Comune. Infatti, il pomeriggio del 21 Gennaio, il vicesindaco De Corato, nonché deputato a Roma, aveva rivolto al Ministero degli Interni un’interrogazione, in cui chiedeva di accelerare gli sgomberi dei centri sociali. Alcune ore più tardi la polizia sgomberava senza uno straccio di carta che lo autorizzasse il centro sociale Cox 18.
Qualcuno si deve assumere la responsabilità di dirci perché il 22 gennaio abbiamo dovuto subire uno sgombero completamente illegale, considerando il fatto che la vertenza sull’usucapione è ancora in corso.
Intanto ci siamo ripresi ciò che ci aspettava, la lotta d’ora in avanti la condurremo all’interno di Cox 18, dove batte più forte il nostro cuore...


Altroché San Valentino.

LA TERRA TREMA IL CIEL SI OSCURA – CONCHETTA 18 NON HA PAURA!!


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28 FEBBRAIO 2009 - MILANO - MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LE LOGICHE SECURITARIE . PER L'AUTOGESTIONE E GLI SPAZI SOCIALI


Le mani moleste della Proprietà e del Controllo sono in grande attività:

Trasformano la salute in un affare per imprenditori
Ci raccontano che la migliore cura è l'espulsione
Cancellano l'edilizia popolare e trasformano in merce i bisogni
Negano i diritti, la solidarietà

Per salvaguardare i loro loschi affari ingabbiano la cultura, cacciano le persone, cancellano la storia

In città ridotte a macchine per fare soldi, vogliamo liberare spazi, luoghi in cui stare e tempi da attraversare

Con la forza dei nostri desideri e con le armi della solidarietà vogliamo sconfiggere l'ossessione di controllo di chi nega il diritto all'esistenza e l'avidità di chi trasforma la conoscenza in un lusso

Per la salvaguardia e l'ampliamento dei diritti, contro la meschinità del razzismo di governo e contro la cementificazione delle città e delle menti

Milano ore 15

piazza XXIV maggio

le compagne e i compagni di Milano


mercoledì 11 febbraio 2009

COX18

Venerdì 13 febbraio alle ore 9.30

Presidio davanti al Tribunale di Milano in occasione dell'udienza relativa allo sgombero di Cox18.

Venerdì 13 febbraio ore 21.00

Presso il salone USI di viale Bligny 22

Beviamo e mangiamo alla faccia di chi ci vuole chiudere.

Cena a sostegno di Cox18, Libreria Calusca, Archivio Primo Moroni.
Portate cibo, piatti, bicchieri, vino e birra a volontà.

Sabato 14 febbraio ore 22.00

Presso il salone USI di viale Bligny 22

Proiezione di Malamilano (57 minuti, colore e bn, 1997)

Un film di Tonino Curagi e Anna Gorio, con Primo Moroni, Bruno Brancher, Arnaldo Giuliani, Sergio Cesi, Pelé, Luciano, Tamara, Arnaldo Petronella, Armando Radice, Umberto Simonetta, Lallo “due pistole”.


Domenica 15 febbraio

Ci hanno chiuso il centro sociale, e noi le nostre iniziative le facciamo in piazza.
Contro lo sgombero di Cox18, Libreria Calusca, Archivio Primo Moroni

Concerto + DJ Set

ore 22.00, Piazza XXIV maggio


cox18.noblogs.org

Manifestazione nazionale NO VAT 2009

da le ribellule >>

Manifestazione nazionale NO VAT 2009
autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

Roma, 14 febbraio `09 - partenza da Piazza della Repubblica, ore 14.00

A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono
le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del
fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della
deportazione ed eliminazione di donne e uomini considerati “diversi”.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono
potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando
la logica dello “scontro di civiltà” e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati
e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT - rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza - ha l´obiettivo
di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché
il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica a un welfare differenziale e ridotto all´osso e alla progressiva distruzione
di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con “soluzioni” caritatevoli
discriminatorie e familiste.
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole
e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica, denunciata dall’“onda studentesca” dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare
altrove le risorse, ma anche quella - ben più grave nei tempi lunghi - di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti
di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE - Centri di
identificazione ed espulsione - e CARA - Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria
del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri
paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi,
aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo
guerra al concetto di gender che decostruisce la “naturalità” dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica
nell´ambito della loro costante intromissione nelle politiche degli organismi nazionali e internazionali (ONU, Unione
Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i
corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi
di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello
unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant’anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale anche producendo
nuove marginalità da stigmatizzare e nuovi “scarti” da criminalizzare col pretesto della “sicurezza”.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe
e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
· l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
· l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
· un sistema sanitario pubblico e laico;
· uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
· i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
· l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
· l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille...).
Coordinamento Facciamo Breccia

www. facciamobreccia.org adesioni@facciamobreccia.org

venerdì 6 febbraio 2009

QUALCUNO

forse un giorno riuscirà a spiegarmi il perché di questo crudele, spietato, inumano accanimeto. Il perchè di questo schifo.

Nel frattempo, con i pugni stretti, non ho nient'altro da aggiungere.

giovedì 5 febbraio 2009

MEDICI DENUNCERANNO I CLANDESTINI

Lo prevede emendamento a ddl, passa anche 'schedatura' clochard

(ANSA) - ROMA, 5 FEB - I medici potranno denunciare alle autorita' gli stranieri irregolari. Lo prevede un emendamento all'art.39 del ddl sicurezza approvato in Senato. La modifica e' stata proposta dalla Lega. L'Aula di palazzo Madama ha anche approvato una norma in base alla quale i clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti ad un apposito registro che verra' istituito presso il ministero dell'Interno. Ok, infine alle cosiddette 'ronde padane' ma non armate.

L'Ambulatorio Medico Popolare di Milano ne aveva parlato qui.