giovedì 26 novembre 2009


Esce il primo numero

SOMMARIO:
- Il pacchetto sicurezza nel Saronnese
- In Brianza tra ronde e razzismo
- A un anno dall'assassinio di Said
- Il 14 giugno 2008, a Varese, Beppe Uva è stato assassinato
- Certezza della pena
- Genova 2001. Ma quale giustizia? Ma quale verità?
- Arrestato e picchiato perchè straniero

Per leggere, stampare, diffondere La Provincia-lotta qui.

Per contatti: provincia-lotta@inventati.org
OLTRE LA METROPOLI

Provincia di Varese. Un territorio che trasuda razzismo, sfruttamento, inquinamento, speculazione edilizia e cementificazione, controllo sociale, militarizzazione.
Un territorio per alcuni caratteri molto simile a quello delle vicine province di Como, Novara, Monza e Brianza, così come al cosiddetto Alto Milanese: per questo le questioni di cui tratteremo, attraverso queste pagine, non faranno riferimento alla provincia come ente amministrativo. Piuttosto ad un territorio che sentiamo essere oltre la metropoli milanese, ma che di quest'ultima regge alcuni tentacoli infrastrutturali come i poli fieristici, l'aeroporto della Malpensa, l'autostrada Pedemontana di prossima realizzazione, i magazzini delle grandi catene di distribuzione.

Un territorio da cui ogni mattina partono i furgoni dei lavoratori immigrati, arruolati in nero e alla giornata dai caporali davanti alle stazioni. Lavoratori immigrati come Said, ucciso a Gerenzano perché pretendeva il pagamento dello stipendio di suo fratello, o Ion Cazacu che chiedeva di essere assunto in regola dal padrone che invece lo ha ucciso dandogli fuoco.
Un territorio da cui vengono esportati in tutto il mondo aerei ed elicotteri da guerra e da cui partono aerei carichi di deportati colpevoli di non avere le carte in regola, così come partono quelli carichi di soldati della NATO, di stanza nella base di Solbiate Olona.
Un territorio che forma giovani ricercatori laureati in biotecnologie all'Università, arruolati dai centri di ricerca come l'Insubria Biopark, situato in zona limitrofa alle sedi di importanti multinazionali chimiche e farmaceutiche.
Un territorio dove una sera sei libero e sano a scherzare con gli amici, poi incontri i Carabinieri e il reparto di Psichiatria di Varese e dopo poche ore sei morto (Beppe Uva, 14/06/08). Se invece abiti a Como puoi sempre incontrare qualche agente del Nucleo Anti Writers della Polizia Locale che giocando a fare il pistolero ti fa un buco in testa da parte a parte perché magari sei passato col rosso, come successo a Rumesh, la cui vita è stata rovinata dalle deliranti politiche securitarie della giunta comunale.

Queste pagine tratteranno di tutto questo e di tutto ciò che vi si oppone. Per creare spazi di libertà, lotta e resistenza attraverso percorsi di autorganizzazione e autogestione.

Cariche della polizia a Milano


dal sito Macerie



Cariche della polizia nel pieno centro di Milano. Cariche determinate e violente, in mezzo ai passanti che affollano il piazzale della stazione Cadorna. Perché? Per sequestrare ad un gruppo di manifestanti lo striscione che vedete qui accanto. Se questo striscione è stato difeso ed è ancora libero, la polizia è riuscita a catturarne un altro, un po’ più sintetico e più piccolo, insieme ad un megafono. Insomma è vietato scrivere in grande e dire ad alta voce che i Cie sono dei luoghi di tortura per tutti i reclusi, e che se i reclusi sono donne tortura vuole dire anche abusi sessuali da parte dei guardiani. Ed è vietato, anzi, vietatissimo, farlo durante la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

>>>> continua qui anche con materiale audio

mercoledì 18 novembre 2009

non è "un caso"


Quello di Stefano Cucchi non è "un caso"

lunedì 2 novembre 2009

e basta




Dal film "Due partite"

ciao



martedì 27 ottobre 2009

giovedì 5 novembre 2009 - ore 21 - ASSEMBLEA PUBBLICA in solidarietà con i 10 compagni condannati per i fatti del G8 di Genova

giovedì 5 novembre 2009 - ore 21 - ASSEMBLEA PUBBLICA
in solidarietà con i 10 compagni condannati per i fatti del G8 di Genova
(sarà presente l'avvocato Mirko Mazzali del collegio di difesa)
presso il KINESIS autogestito
via Carducci 3 TRADATE - tel/fax 0331 811 662 – kinesis.tradate@gmail.com

G8 GENOVA 2001: MA QUALE GIUSTIZIA? MA QUALE VERITÀ?
Il 9 ottobre scorso è stata emessa la sentenza al processo d'appello a carico di 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante le manifestazioni contro il G8 di Genova del 2001, in cui migliaia di persone presero di mira i simboli del capitalismo, come le banche, e si difesero con determinazione dalle brutali cariche delle forze di polizia.
Condannate con pene molto pesanti (pene aumentate rispetto al processo di primo grado, fino a 15 anni di reclusione, per complessivi 98 anni
e sei mesi di reclusione) dieci persone accusate di reati contro le cose, e non di omicidio.

Tale sentenza ribadisce una verità fondamentale della società capitalista: la vetrina di una banca vale più di una vita umana.

La giustizia di Stato a cui molti (ingenui, illusi o in malafede) si sono appellati per chiedere verità sui fatti di Genova è la stessa che ha assolto i vertici della polizia che avevano ordinato la mattanza dei manifestanti nelle strade, il massacro della scuola Diaz, le torture di Bolzaneto, e che ha condannato a pene lievi (che non sconteranno) alcuni degli esecutori materiali di quegli ordini; quella stessa giustizia che ha definito “legittima difesa” l'esecuzione di Carlo Giuliani.

E non poteva essere altrimenti. Non c'è nulla da meravigliarsi o da scandalizzarsi. Lo Stato non punisce mai i suoi fedeli servitori, anzi
li promuove (come è successo a molti dei responsabili della feroce repressione al G8 di Genova).

Nonostante le stragi di Stato, gli omicidi nelle strade e nelle carceri (ricordiamo in questi ultimi anni, oltre a Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Marcello Lonzi, Aldo Bianzino e tanti altri), la repressione violenta dei movimenti popolari in difesa della salute e dell'ambiente (ad esempio in Val Susa e in Campania), ancora molti fra gli sfruttati e gli oppressi delegano alla magistratura e alle istituzioni democratiche la difesa dei propri interessi e della libertà.

Ma lo Stato democratico, con le sue istituzioni e i suoi apparati, non ha altra funzione che difendere gli interessi e la libertà delle classi dominanti proprietarie dei mezzi di produzione e di riproduzione (finanza, mass-media, nuove tecnologie, grande distribuzione) attraverso l'uso monopolistico della violenza contro chiunque osi alzare la testa o dia comunque fastidio per la sua sola esistenza (oggi gli immigrati o gli anarchici, domani i lavoratori licenziati o precari o le popolazioni che si opporranno alle nuove
centrali nucleari).

E noi che facciamo? Aspettiamo che la magistratura fermi la costruzione delle “grandi opere” nocive, che chiuda i lager per immigrati (C.I.E.), che condanni i responsabili delle morti sul lavoro o i criminali delle guerre “umanitarie”?
Noi non abbiamo magistrati per cui tifare né vogliamo galere per nessuno.
LA LIBERTÀ NON SI SENTENZIA, SI CONQUISTA!

venerdì 18 settembre 2009



leggiamo su ogo e con piacere diffondiamo:




18 settembre 2009: NONOSTANTE L'AUTUNNO LE VESPE CONTINUANO A PUNGERE!!!

Aperitivo d'inaugurazione del nuovo spazio autogestito per donne "LE VESPE" presso "IL POSTO" di Via Bramantino

Dalle 19 in poi ci sarà da bere e da mangiare per tutte e tutti!

Per l'occasione: diffusione a sorpresa di introvabili numeri di "nonostante milano" e foto di gruppo dietro la consolle di radiocane!

In solidarietà con i/le ribelli del Cie di Via Corelli attualmente in carcere per essersi ribellate/i contro i lager di stato

In via Bramantino angolo via De Predis (le insegne nere), zona Prealpi (tram 12, 1; autobus 90/91; passante villapizzone)

LE VESPE – SPAZIO AUTOGESTITO PER DONNE

Ciò che puoi trovare da subito:

* Informazioni, assistenza e indirizzamento alle strutture per richieste di interruzione di gravidanza.

* Informazioni e indirizzamento ai consultori pubblici milanesi e alle strutture ospedaliere a cui rivolgersi per problemi ginecologici, gravidanza, parto, menopausa.

* Informazioni e indirizzamento alle strutture contro la violenza maschile sulle donne.

* Una piccola biblioteca.

* Per segnalare abusi riguardo alla richiesta di IVG o di pillola del giorno dopo, o sulla presenza di medici obbiettori di coscienza in consultori o ospedali.

* Per segnalare chi denuncia chi non ha il permesso di soggiorno.

APERTO OGNI VENERDì MATTINA DALLE 10.30 ALLE 12.30

NOI NON DENUNCIAMO CHI NON HA IL PERMESSO DI SOGGIORNO

Le mura dello spazio dovranno essere attraversate, dovranno rappresentare un passaggio per le nostre parole, idee, azioni, che una volta fuori diventeranno sovversive, espressione dell’autonomia delle donne, la quale scardina la logica della delega, sovverte l'ordine costituito e le complicità su cui si regge!

Oggi, la donna, nell'ordine sociale, è ridotta a oggetto di pulsioni, contemplata per il corpo-feticcio che incarna, uno specchio nel quale viene riflessa un'immagine. La donna oggi non ha valore, non ha voce e dunque, in sé, non ha esigenze, il potere le propone un modello unico di riuscita e di comportamento.

Le donne, nella storia, hanno sempre avuto dei luoghi a loro consacrati. Luoghi che, ben inteso, venivano concessi da un sistema per destinarle a una chiara collocazione nella società. Che fosse il focolare, la cucina dei padroni, la parrucchiera o il salotto, le donne hanno sempre avuto un luogo nel quale trovarsi sole, difeso dalle orecchie altrui, nel quale confrontarsi, aprirsi, tramare.

Le parole delle donne sono state spesso considerate vanesie, conformi alla loro natura, ma in realtà sono parole ricercate, di confronto tra il sé e l'altra, dalle quali sorgono scelte di vita, atteggiamenti, orientamenti.

Parole fortemente difese da quelle orecchie altrui che non possono capire e non vogliono ascoltare.

Oggi, le parole delle donne vengono pronunciate all'interno di questi spazi in solitudine. Le parole, senza possibilità di scambio, rimangono mute, perdono consistenza, si scontrano con una realtà che apparentemente non lascia più spiragli d'azione.

Ancora più che nel passato, le parole delle donne rimangono immobili, ma nascondono dietro la facciata la volontà di resistenza.

Sentiamo il bisogno che queste parole abbiano respiro, diventino voci consapevoli della loro forza d'azione. Il confronto che le donne hanno sempre avuto vogliamo che diventi quotidiano, ricercato e difeso perché spazio di libertà.

Le mura dello spazio dovranno essere attraversate, dovranno rappresentare un passaggio per le nostre parole, idee, azioni, che una volta fuori troveranno valore, consapevolezza, respiro, complicità; realizzando uno spostamento, anche seppur minimo, nella vita di ognuna.

Spostamento che, quando avviene, si fa sovversivo,espressione dell'autonomia delle donne, scardina la logica della delega, sovverte l'ordine costituito e le relazioni di potere su cui si regge!

Sanaa, una di noi. Uccisa perché libera

di Barbara Spinelli

da L'Altro, 17.09.2009

La forza di rompere le catene e scegliere la propria felicità ha un prezzo, che ogni donna rischia di pagare quando prende in mano il timone della propria vita.

Che si tratti di scegliere di amare un uomo che odora di altri profumi o prega un altro dio, che si tratti di lasciare un uomo che soffoca le nostre aspirazioni nella tomba della quotidianità della fede che porta al dito, che si tratti di volere un figlio sapendo che quello stronzo che ci ha assunte userà quella lettera in bianco che ci ha fatto firmare stroncando la nostra carriera, che si tratti di voler diventare velina costi quel che costi, quando una donna decide e afferra in mano la propria esistenza, spesso paga un prezzo troppo alto, un surplus di sofferenza, di morte, fisica, psicologica e sociale, “in quanto donna”.

Femminicidio. La prima causa di morte per le donne nel mondo, in Italia. La prima causa di infelicità. Femminicidio: ogni pratica sociale discriminatoria o violenta, rivolta contro la donna “in quanto donna”, nel momento in cui la stessa sceglie di autodeterminarsi e di non aderire passivamente al ruolo sociale scritto per lei dalla società patriarcale (brava madre, moglie, figlia, oggetto sessuale), posto in essere col fine di annientarla fisicamente, psicologicamente, nella sua libertà e posizione sociale.

Sanaa era una di noi. Quello che ci accomuna tutte è che prima o poi, in qualche forma, ci troveremo a dover combattere, faccia a faccia con l’odio di un maschio incapace di accettare la nostra capacità di scegliere in autonomia cosa fare della nostra vita, del nostro corpo.

Noi lo sappiamo, che il resto -colore della pelle, religione, depressione, passione, disoccupazione- è solo una giustificazione apparente di questo odio, la circostanza in cui esso si manifesta, non certo la causa fondante.

Sanaa uccisa prima di tutto perché ha disobbedito a suo padre. Ha pagato con la vita. Come Irene, uccisa dal padre in agosto perché non gli piacevano le sue amicizie e le sue serate a base di eroina. Come la figlia di Giorgio Stassi, che in maggio si è vista ammazzare da suo padre il ragazzo perché non voleva che si vedessero. Come Sabrina, che in aprile ha visto il padre Pier Luigi Chiodini abbattere a sprangate il ragazzo che lui non voleva per lei davanti ai suoi occhi. Qualche nome, per non dimenticare. Perché è comodo rimuovere facce, nomi, storie di altre di noi che hanno pagato con la vita le loro scelte di libertà, o l’incapacità di liberarsi da uomini che le opprimevano.

Se è facile riconoscere il razzismo, sembra che ci sia un impegno collettivo per rimuovere l’esistenza del sessismo.Facile parlare di omicidi culturali, guerra di religione, e ignorare sistematicamente che dietro ogni donna morta per amore, o per religione, c’è un uomo che l’ha uccisa convinto che lei non avesse diritto di scegliere da sola.

E’ violenza di genere, che trova la sua causa nel mancato riconoscimento da parte dell’assassino del fatto che quella donna che ha davanti non è una sua appendice, un essere sottoposto al suo volere, ma è una Persona la cui dignità e libertà di scelta va rispettata.

Una Persona con cui mettersi in relazione, non da correggere, proteggere, educare o punire.Non importa se gli uomini dicono che ci ammazzano per amore, per vendetta, per onore, o per giustizia divina. Non importa se a chi governa fa comodo strumentalizzare queste giustificazioni per stringere la morsa del controllo sociale e portare avanti politiche securitarie.

Che lo facciano per forza di numeri, ma non con la nostra connivenza, non in nostro nome.Noi ci siamo per ribadire che la nostra vita e la nostra libertà di scelta hanno un valore assoluto, sempre. E che non ci devono essere giustificazioni per nessuno: né per il padre geloso né per il padre fondamentalista.

martedì 1 settembre 2009

Nuove iniziative a sostegno dell'Ambulatorio Medico Popolare

30/8 dalle ore 19 nei giardini di via dei Transiti
- presentazione del libro di Nicoletta Poidimani "Difendere la "razza". Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini"
- aperitivo di sottoscrizione per l'Ambulatorio Medico Popolare

19/9 dalle ore 19 Centro Sociale Torchiera
- serata di autofinanziamento dell'Ambulatorio Medico Popolare
- cena
- concerto
- sound system

22/9 dalle ore 19
cena colombiana in sostegno all'AMP (preferibile prenotare via mail o tel 02/26827343)

23/9 dalle ore 6
colazione antisfratto in attesa dell'ufficiale giudiziario

una lettera da ponte galeria

macerie >>>

«Quando sono entrato qui mi hanno detto che dovevo stare tranquillo, che qui ero libero… Ho visto la Croce Rossa e mi sono detto: “meno male, almeno non vedo la polizia intorno”. Invece mi sono sbagliato tanto, mi sono sbagliato tanto a pensare così…
La Croce Rossa mi ha dato un paio di ciabatte, un paio di lenzuola di carta di quelle che si usano sui treni, quelle usa e getta. Mi ha aperto un cancello e… lunghe sbarre, lunghe sbarre alte quattro metri. Tutto a sbarre. Avete presente gli zoo, come sono divisi gli animali? Una gabbia sono negri, una gabbia sono arabi, una gabbia sono del Bangladesh, una gabbia sono indiani, una gabbia sono europei… Da lontano ho visto i militari, e come girano intorno coi mezzi che usano lì in Afghanistan - armati! Subito mi sono reso conto che mi hanno detto una bugia, che non ero libero io: una persona chiusa in una gabbia 16 per 20 non può essere libera, non può essere libera!
Qui non c’è la vita, non si può vivere così: ci danno il vitto solo per tenerci in vita. Sapete come ci sentiamo, sapete come ci sentiamo noi? Persone sequestrate! Una cosa è sentirla - vedete, mi viene la pelle d’oca - e un’altra cosa è trovarsi solo cinque minuti in una gabbia… e no, due mesi, tre mesi, quattro mesi, cinque mesi, sei mesi… E intorno a noi girono militari che sono tornati dall’Afghanistan. Vigili urbani, Polizia, Finanza, Carabinieri, Polizia stradale, militari… tutte le divise abbiamo qua. E in più abbiamo la Croce Rossa: per me il nome della Croce Rossa è infangato, infamato!, perché sotto le divise della Croce Rossa si nascondono gli ex militari. E questo lo posso confermare davanti a tutti, anche davanti al Presidente della Repubblica.
Qui non è come fosse Guantanamo: è Guantanamo. È Guantanamo. È Guantanamo del signor Berlusconi, del signor Bossi, del signor Maroni, del signor Fini, del signor Casini e del signor Calderoli. Noi vogliamo che nostra voce si senta da qua a tutto il mondo come si è sentita per Guantanamo.Trasmettetela e ve ne saremo molto grati: le nostre sofferenze qua non si possono descrivere. Non si possono descrivere, non si possono descrivere…»


Ponte Galeria, Roma, 30 agosto 2009

martedì 16 giugno 2009

una lettera dall'Abruzzo

da Officina volturno:
Cara Redazione: sono Pina Lauria e sono residente a L’Aquila; attualmente “abito” presso la tendopoli ITALTEL 1, perché alla mia casa, che devo ancora finire di pagare, è stata assegnata la lettera E, che in questo drammatico alfabeto significa “danni gravissimi”.

Scrivo per illustrarvi alcune considerazioni, di carattere generale e, più in particolare, relative alla qualità della vita nei campi.

Intanto, evidenzio la grande confusione che c’è nella città: a quasi due mesi dal terremoto, viviamo ancora uno stato di emergenza. Uno dei grandi nemici di questi giorni, e dei prossimi, è il caldo: arriveranno i condizionatori ma risolveranno ben poco perché, come sicuramente sapete, il condizionatore funziona in una casa, con le pareti di cemento e con le finestre chiuse, non in una tenda, dove il sole batte a picco e da dove si esce e si entra….inoltre, la tenda non è che si chiude ermeticamente!

Allora, il problema vero è questa lunga permanenza nella tendopoli alla quale saremo costretti fino ai primi di novembre. E’ assurdo ed inconcepibile che, per saltare una “fase”, come ha detto il Presidente del Consiglio, bisogna aspettare circa sette mesi per avere una casa, comunque sia. E a novembre, se le cifre rimangono quelle dette dal Governo e dalla Protezione Civile, saranno soltanto 13 mila i cittadini aquilani che potranno lasciare le tende. Su questo vorrei chiarire che si sta assistendo ad un balletto delle cifre che nasconde una amara verità. Mi spiego. Queste cifre si riferiscono alle verifiche finora effettuate ed alle risultanze avute. Si sta ragionando in questi termini: se su un tot di case verificate, è risultata una agibilità pari al 53%, e mantenendo questo trend, allora le case inagibili saranno all’incirca 5.000 per 13 mila persone.

L’agibilità è stata dichiarata per le abitazioni dei paesi vicini a L’Aquila; i quartieri nelle immediate vicinanze del centro storico, a ridosso delle mura (Sant’Anza (il quartiere dove abito), Valle Pretara, Santa Barbara, Pettino, tutti molto popolosi, hanno le case inagibili.

Inoltre, bisogna considerare che il centro storico ancora non viene sottoposto ad alcun tipo di verifica perché, a tutt’oggi, è zona rossa.

Nel centro storico risiedono circa 12 mila cittadini, senza contare i domiciliati, soprattutto gli studenti fuori sede. Allora, a novembre dovrebbero avere la casa almeno 26.000 cittadini, facendo un calcolo al

ribasso perché, considerando anche gli abitanti dei quartieri distrutti, gli immobili da recuperare con interventi molti consistenti e, quindi, con tempi necessariamente lunghi, sicuramente le abitazioni necessarie dovrebbero essere sull’ordine delle 45 mila persone.

Questo è il futuro che ci aspetta e lo tengono nascosto! Ma il Presidente del Consiglio ha detto che, comunque, le tende sono già dotate di impianto di riscaldamento, e quel”già” mi ha molto inquietato.

Non possiamo accettare di restare nelle tende fino a novembre, e sicuramente fino a marzo del 2010!

Questo ragionamento lo stavo facendo alcuni giorni fa al campo: prima con alcune persone, poi si sono avvicinati altri ed eravamo diventati un bel gruppetto: dopo alcuni minuti dal formarsi dell’”assembramento non autorizzato”, sono arrivati i carabinieri, in servizio all’esterno del campo. Ho chiesto se ci fosse qualche problema. Mi hanno risposto che non c’era alcun problema, ma restavano anche loro ad ascoltare.

Conclusione: dopo alcuni minuti, tutti ce ne siamo ritornati nelle tende. Racconto questo episodio, e ne posso citare tanti altri (ad alcuni componenti di vari comitati cittadini, che stavano raccogliendo le firme per il contributo del 100% per la ricostruzione o ristrutturazione della casa, è stato vietato l’accesso nei campi), per denunciare quello che definisco la sospensione dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione: libertà di opinione, di parola, di movimento.

Ora, posso comprendere, anche se non giustificare, un tale comportamento nel primo mese, che secondo me rappresenta la vera fase di emergenza, ma far passare tale logica antidemocratica per 7 mesi, ed anche di più, somiglia più ad un colpo di Stato che ad una “protezione civile”. Adesso mi trovo per qualche giorno a Bologna, presso mia figlia Mara che sta ultimando un dottorato in Diritto del Lavoro (senza borsa, perché l’Alma Mater non aveva i fondi a sufficienza per finanziare tutte e quattro i posti messi a bando: Mara si è posizionata terza, paga una tassa di iscrizione al dottorato di circa 600 euro l’anno e un affitto di 500 euro mensili, più le spese); proprio questa mattina ho dovuto chiamare il responsabile del mio campo perché la famiglia che abita con me mi ha informato che si stavano effettuando i controlli per assegnare il nuovo tesserino di residente al campo (ne possiedo già uno). Mi ha preso una tale agitazione tanto da sentirmi male: questa procedura che si ripete spesso nei campi, l’esibizione del documento e l’autorizzazione di accesso per gli “esterni”che ti vengono a fare visita, e magari sono i tuoi fratelli, sorelle, madri e padri che hanno trovato sistemazione in altri campi o luoghi, il fatto che adesso, nonostante avessi preventivato di stare un po’ di tempo con mia figlia, debba rientrare per avere di nuovo il tesserino, dietro presentazione di un documento di riconoscimento, anche se sono già tre volte che i responsabili del campo hanno annotato il numero della mia carta di identità, mi scuote in maniera incredibile. Ma la Protezione Civile mi deve proteggere in maniera civile o mi deve trattare come se fossi in un campo di concentramento? Il responsabile del mio campo, quando gli ho
parlato questa mattina, mi ha detto che non c’era alcun problema, che potevo tornare quando volevo, riconsegnare il vecchio tesserino e prendere il nuovo, e comunque dovevo comunicare l’allontanamento dal campo, la prossima volta che ciò sarebbe accaduto. Mi chiedo: perché devo comunicare i miei spostamenti? La tenda, adesso, è la mia casa ed ho timore che lo sarà per molto tempo, almeno fino a novembre. Quale è la norma che mi impone di comunicare i miei spostamenti? Se mi si risponde che si è in presenza di una situazione di emergenza, e che tale situazione durerà mesi e mesi, allora siamo veramente in presenza di un pauroso abbassamento del livello di democrazia!

Non sono “vaporosa”, non sono arrabbiata: sono esacerbata! Ritengo che la nostra città stia diventando non una città da ricostruire, ma una città “laboratorio”, in cui si vuole sperimentare il nuovo modello di società: privo di diritti, passivo, senza bisogni: quello che ti do è frutto della buona volontà dei volontari o dell’imperatore e lo prendi dicendo anche grazie! Mi rifiuto! E si rifiutano i cittadini aquilani! Sui nostri corpi, sulle nostre menti, sulle nostre coscienze, sulle nostre memorie nessuno ha il diritto di mettere le mani! Un’altra considerazione: le tende dell’emergenza sono tutte di otto posti, per poter accogliere, in tempi molto brevi dopo l’evento catastrofico, il maggior numero di persone. Di conseguenza, ci sono moltissime situazioni di promiscuità (la vivo io stessa, con un’altra famiglia che ha due bambini piccoli). Ritorno sempre alla considerazione di prima: una situazione di promiscuità può essere proposta ed accettata, a causa del disorientamento totale in cui ognuno si trova dopo un evento così terribile, per un mese, ma non per 7 o più mesi! In alcune tende sono insieme anche tre nuclei familiari! Mi chiedo: non si vogliono utilizzare i containers, ma allora il Presidente del Consiglio, che ha tante bellissime idee (sulle donne, sui giudici, sul Parlamento, sulla Costituzione) perché non pensa a far arrivare tende da quattro? O meglio, perché non riesce a garantire, da subito, una sistemazione dignitosa, senza costringermi ad andare sulla costa o in appartamenti situati nell’ambito della Regione Abruzzo, sicuramente non a L’Aquila, dove vi è la distruzione totale?

Proprio ieri, un gruppo di psicologi ha affermato che tale situazione di promiscuità sta distruggendo le famiglie perché, a parte le discussioni che ci sono, dalle cose più grandi a quelle più piccole (pensate che si sta litigando anche per i condizionatori, quelli che li hanno, perché alcuni li vogliono accesi, i “coinquilini” li vogliono spenti; chi vuole guardare la televisione e chi vuole riposare), la mancanza di intimità e di momenti privati determina nervosismo e sensazione di annullamento di ogni sentimento, senza considerare che nei campi non esiste nessun momento di intimità, né nei bagni, né nelle docce, né a pranzo né a cena.
Non posso restare in silenzio ed accettare passivamente: voglio essere protagonista della mia vita e della ricostruzione della mia città, e non voglio sentirmi come una partecipante del Grande Fratello! Non abbiamo intenzione, noi aquilani, di essere triturati dalla società
dello spettacolo: alle menzogne mediatiche opporremo la nostra intelligenza, volontà e coraggio….e la nostra rabbia.
L’Aquila è la mia, la nostra città e non è in vendita, per nessuno!
Spero che questa mia lettera venga da voi presa in considerazione: sono forte, coraggiosa…come tutti voi e spero che possiate darmi voce.

Vi ringrazio, di cuore…anche se spezzato!

Ciao a tutti

mercoledì 13 maggio 2009

Parte la campagna 100%

leggiamo e riportiamo da epicentrosolidale.org:

Al termine della partecipata e intensa assemblea di ieri in via Strinella prende ufficialmente piede la “campagna 100%“: il documento finale redatto e condiviso da tutte le realtà promotrici, tra cui Epicentro solidale (per la lista completa si veda il volantino), è articolato su alcuni pilastri fondamentali:

- 100% Ricostruzione: Perché siano garantiti i contributi a fondo perduto necessari a riparare il 100% dei danni in tempi certi e rapidi. Non un centesimo di più, non un centesimo di meno, senza arricchimenti indebiti e con finanziamento diretto ai cittadini.

- 100% Trasparenza: Perché tutte le spese, i finanziamenti, gli appalti, gli atti e i procedimenti vengano pubblicati, aggiornati e resi immediatamente accessibili tramite i siti internet degli enti responsabili.

- 100% Partecipazione: Perché tutte le scelte durante l’emergenza e la ricostruzione siano tempestivamente comunicate e discusse con le comunità dei cittadini prima che vengano assunte, evitando la politica del fatto compiuto.

Altri punti fondamentali riguardano:

- La necessità di trovare al più presto una dignitosa sistemazione per gli sfollati che permetta loro di uscire dall’abbrutimento delle tendopoli.

- La garanzia del diritto al lavoro, alla salute, all’ambiente e la piena libertà di movimento dentro e fuori i campi.

Seguiranno iniziative nei prossimi giorni, maggiori informazioni saranno segnalate sul blog.

scarica il volantino e il modulo di adesione

Perugia: presidio contro la violenza sulle donne. Femminicidio Barbara Cecioni

Il 24 maggio 2007 a Marsciano, piccolo centro della tranquilla e pacificata Umbria, la "normale" famiglia italiana faceva un'altra vittima: Barbara Cicioni.

Dopo una vita di vessazioni e maltrattamenti da parte del marito Roberto Spaccino, Barbara, all'ottavo mese di gravidanza, muore in seguito all'ennesima lite violenta.

Una vita di coppia fatta di violenze quotidiane e umiliazioni continue e caratterizzata, come candidamente ammette lo stesso Spaccino, da qualche "schiaffetto leggero" dato per "calmare" la gelosia di Barbara o quando "la cena non era pronta" e che sembra rappresentare ancora oggi l'ordinario svolgersi delle relazioni uomo/donna.

Questo caso di violenza "normale" non è appetibile per i mass media proprio per la sua emblematicità: quello che viveva Barbara è quello che vivono ancora molte donne tutti i giorni all'interno delle mura domestiche ed è considerato consuetudine privata da questo sistema sociale che si alimenta della violenza eterosessista, maschilista e patriarcale. In tale sistema il corpo delle donne è considerato come una proprietà di Stato e la sua difesa è tirata in ballo solo quando è funzionale alla legittimazione di politiche securitarie e razziste.

Sabato 16 maggio, in corrispondenza delle ultime udienze e dell'emissione della sentenza finale del processo a Roberto Spaccino, scegliamo di essere in piazza per un'intera giornata di mobilitazione per rivendicare la nostra idea di sicurezza.

SIAMO CONTRO LA "BANALITA'" DELLA VIOLENZA SISTEMICA SULLE DONNE E LA SUA STRUMENTALIZZAZIONE, CHE QUOTIDIANAMENTE PROMUOVE IPOCRITE POLITICHE SULLA SICUREZZA, FAVORISCE LA PAURA E IL RAZZISMO E LIMITA IL DIRITTO ALLA LIBERTA' E ALL'AUTODETERMINAZIONE DELLE DONNE STESSE.

Perugia 16 maggio 2009

PRESIDIO dalle ore 9,00 in Piazza Matteotti

+

Istallazione umana antisecuritaria dalle ore 15,00 in Piazza IV Novembre

lunedì 11 maggio 2009

Autofinanziamento per la Consultoria autogestita di via dei Transiti




La Consultoria autogestita di via dei Transiti organizza una bella cena di autofinanziamento.

Vi giriamo l'invito ...


venerdì 15 maggio
c/o Villa vegan occupata via Litta Modignani 66, Milano

alle 19.00, presentazione di 'Gouixx Opuscola femminista e lesbica sulla
riduzione dei rischi (ma non solo...)'

alle 20.30 cena vegan (10 euri)

prenotatevi entro la mattina di giovedì 14 maggio
chiamando 339 6053442 / 339 6283293
Oppure mandando una mail al mio indirizzo

Per raggiungere la Villa vegan occupata: bus 40-41-82 oppure FNM Affori (10
minuti a piedi)

Vi aspettiamo!

OGNI POPOLO SCEGLIE IL SUO GOVERNO

Riceviamo e pubblichiamo:

scarica il pdf >>>

Ciclo di 7 conferenze sulla:

STORIA DEI SISTEMI POLITICI CHE
L’UMANITÀ NEI SECOLI È RIUSCITA A DARSI
A cura della dott.ssa Michela Zucca (antropologa)

Il tema della storia dei sistemi politici verrà affrontato dal punto di vista antropologico, ovvero, nelle modalità in cui un dato sistema di governo è espressione culturale di un popolo e di come influisce sulla vita quotidiana della maggior parte della gente (e non delle élites che esercitano il potere), ponendo bene in chiaro che i sistemi di controllo sociale non possono essere esercitati se non in presenza di un consenso che non può mai essere imposto solo col terrore.
D’altra parte, dopo l’accettazione, è comunque facoltà di un popolo sostituire la forma di potere con qualcosa che, al momento, sembra migliore, ma che non tarderà a mostrare le proprie falle.

1. Mercoledì 13 Maggio Le società segmentarie
2. Mercoledì 27 Maggio Le società schiaviste antiche
3. Martedì 9 Giugno Le società feudali
4. Mercoledì 24 Giugno Le monarchie assolute
5. Mercoledì 8 Luglio Le repubbliche borghesi
6. Mercoledì 15 Luglio Le democrazie nazionali
7. Mercoledì 22 Luglio La società globalizzata

Presso l’ASSOCIAZIONE CULTURALE VILLA PALLAVICINI
Via Meucci 3 – 20132 MILANO - Tel. 02.256.57.52
www.villapallavicini.org – info@villapallavicini.org

venerdì 8 maggio 2009

INIZIATIVA ANTIPSICHIATRICA A TRADATE E SARONNO MAGGIO/GIUGNO 2009

il KINESIS AUTOGESTITO di TRADATE ti invita a partecipare a:

LIBERARSI DALLA PSICHIATRIA


Un ciclo di incontri per comprendere come agisce la psichiatria, i suoi metodi e le condizioni che le permettono di imporre il suo giudizio invalidante sugli individui che esprimono un pensiero o un comportamento non conforme ai modelli sociali imposti. Per fare a meno della psichiatria, del suo linguaggio, dei suoi pregiudizi, dei suoi metodi. Per condividere strumenti e pratiche per difenderci da essa. Per mettere in discussione la sua stessa natura di tecnica del controllo sociale.

giovedì 14 maggio 09 - ore 21
DIVIETO D'INFANZIA - psichiatria, controllo e profitto -
con Chiara Gazzola, autrice del libro omonimo

giovedì 21 maggio 09 - ore 21
proiezione del documentario:
"SENZA RAGIONE" documenti per una critica dell’istituzione psichiatrica

giovedì 28 maggio 09 - ore 21
ISTRUZIONI PER DIFENDERSI DALLA PSICHIATRIA
con Maria Rosaria D'Oronzo del Centro relazioni umane di Bologna e con il Gruppo d'iniziativa non psichiatrica di Tradate

LIBRI E DOCUMENTI IN DISTRIBUZIONE
ARCHIVIO ANTIPSICHIATRICO IN CONSULTAZIONE
al KINESIS autogestito, TRADATE - via carducci 3 - tel/fax: 0331811662 - kinesis.tradate@gmail.com - aggiornamenti: resist.noblogs.org

... E VENERDì 5 GIUGNO:
CRITICA AL GIUDIZIO PSICHIATRICO
INCONTRO PUBBLICO con Giorgio Antonucci e Giuseppe Bucalo
a SARONNO, presso sala Aldo Moro - viale Santuario 13
organizza: Gruppo d'iniziativa non psichiatrica, Saronno
seguirà locandina dell'niziativa a cura degli organizzatori


>>> SCARICA PDF PIEGHEVOLE (FRONTE)
>>> RETRO












mercoledì 6 maggio 2009

la situazione dei migranti in Abruzzo dopo il terremoto

Pubblichiamo, con un po' di ritardo dovuto a nostri problemi tecnici di trasmissione, i tre report che fino ad adesso ci sono stati inviati da Julia che sta svolgendo in Abruzzo, insieme ad altri, un monitoraggio della situazione delle vittime invisibili del terremoto, gli immigrati senza permesso di soggiorno, e quelli sfollati presenti all'interno dei campi.

Ci sembra importante avere un occhio sul sommerso.

per qualsiasi informazione potete scrivere qui: info@pralipe.it


potete scaricare i tre report:

qui: Report_10apr_13apr_2009.pdf

qui: Report_15apr_17apr_2009.pdf

qui: Report_21apr_27apr_2009.pdf

mercoledì 29 aprile 2009

come ti muovi ...

... ti corcano ... non c'è modo di uscirne ... la notizia l'ho letta qui: www.zeroviolenzadonne.it


La questione pare sia questa. Nel Ddl sulla sicurezza a pagina 45 del comma 1, in sostanza, c'è scritto che se non hai il permesso di soggiorno non puoi accedere a determinati servizi, tipo iscrivere i tuoi figli a scuola, ché, a quanto ho capito, se ti obbligano a presentarlo, sto benedetto pezzo di carta infame, e tu non ce l'hai, il preside si trova davanti ad una situazione quanto meno complessa che gli impone, in quanto incaricato del pubblico servizio, la denuncia di tale pericolosissima, aberantissima irregolarità.


Insomma, via i medici spia, dentro i presidi spia.

Questo è quello che ho capito.

Che come ti muovi ti corcano.

lunedì 27 aprile 2009

la terra trema ancora

... il terremoto c'è ancora ... nella terra che trema, nei racconti sotterranei e nelle macchinate di aiuti ...
io, per rimanere collegata e ricevere informazioni seguo questi due blog qua:

miskappa.blogspot.com

www.epicentrosolidale.org

... ché la terra, e tutto il resto, trema ancora ...

venerdì 10 aprile 2009

MALAFIMMINE - OBIETTIAMO GLI OBIETTORI

Semplicemente leggo e vi riporto, dal blog delle malafimmine


La notte di venerdì 20 marzo, Lucia dopo aver avuto un rapporto con il suo compagno, a causa della rottura del preservativo decide di dirigersi verso la guardia medica del distretto di pertinenza ( quello di Via Massimo d'Azeglio) per richiedere la prescrizione della pillola del giorno dopo. Giunta sul luogo circa alle 3.00 - 3.30 del mattino, bussa per farsi aprire. Al citofono risponde una dottoressa che non le apre, insiste perché Lucia le comunichi le ragioni per cui ha bisogno di parlare con lei al citofono, in mezzo alla strada,e poi sentito che richiedeva la prescrizione della pillola del giorno dopo, non apre la porta e infastidita le dice che per prescriverle il farmaco ha bisogno degli esami del sangue della ragazza. Lucia ovviamente insiste sull'urgenza della situazione ma la dottoressa, sempre attraverso il citofono, chiude la conversazione dicendo di tornare con gli esami lì la mattina successiva alle 10.00: :"...la dottoressa al citofono mi ha chiesto quando era avvenuto il rapporto e ha tentato di convincermi che prenderla prima o dopo non cambiava assolutamente nulla, che le probabilità di riuscita erano le stesse...quindi ha fatto disinformazione sostenendo che prenderla immediatamente o dopo uno-due giorni non avrebbe cambiato nulla, soltanto per lavarsene le mani e lasciar risolvere la questione a qualcun altro!"

Lucia il giorno dopo torna alla guardia medica dove incontra un'altra dottoressa che le fa la prescrizione e le dice che la dottoressa del giorno prima è solita rinviare ai turni di altri colleghi la prescrizione della pillola del giorno dopo perché obiettrice!

RICORDIAMO CHE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO NON E' UN FARMACO ABORTIVO, MA UN FARMACO D'EMERGENZA E VA ASSUNTO AL MASSIMO ENTRO LE 72 DAL RAPPORTO!

PERTANTO NON SOLO LA DOTTORESSA ERA OBBLIGATA DALLA LEGGE ALLA PRESCRIZIONE ( NON POTEVA INFATTI APPELLARSI ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA!), MA AVREBBE DOVUTO FARLO IMMEDIATAMENTE, TRATTANDOSI PER L'APPUNTO DI UN FARMACO D'EMERGENZA!!!

Chiediamo che sia individuata la dottoressa in questione e non le venga più dato modo di nuocere alla salute dei/delle pazienti!



In ogni caso ci chiediamo ancora una volta come sia possibile che in uno Stato che per legge deve garantire la salute di tutt* i/le cittadin* possa mettere di guardia, in una struttura sanitaria, un medico obiettore, un medico cioè che non può prendersi cura di tutti i suoi/le sue pazienti. Oltretutto si legittima la possibilità per questi medici di decidere di chi prendersi cura e chi invece denigrare.

Sappiamo tutt* , tra l'altro, come l'obiezione sia esclusivamente un fenomeno politico e non legato nella stragrande maggioranza dei casi a particolari credenze o spirito di fede: sappiamo infatti di medici antiabortisti presso gli ospedali, ma praticanti aborti nei propri studi privati!!!!!

La situazione in città e in Italia si fa sempre più irrespirabile, e i servizi sanitari scarseggiano ogni giorno di più. Tagliano i fondi agli ospedali e diminuiscono il personale. I consultori non ricevono più finanziamenti, così come i centri antiviolenza. Molte farmacie non vendono la pillola del giorno dopo, alcune cominciano a non vendere nemmeno i preservativi!L'ingresso nel mondo del lavoro ospedaliero è sempre più controllato dalle lobbies politiche: ecco perché in Sicilia negli ultimi anni il numero degli obiettori arriva anche a sfiorare l'80%.

Diciamo basta a tutto questo.

Chiediamo a tutt* di partecipare a questo monitoraggio delle strutture sanitarie, informandoci di casi di boicottaggio, disinformazione e inadempimento e obiezione di coscienza inesistente!

Nessun controllo su di noi, sui nostri corpi, sulle nostre scelte!

Riprendiamo in mano le nostre vite e lottiamo per quello che ci spetta!

Libere di agire capaci di reagire!

Per info:malefimmine@gmail.com

giovedì 9 aprile 2009

sempre sul presidio di Como

E si parla di "guerra all'aborto" sui media comaschi ... giriamo e pubblichiamo su segnalazione delle ragazze di Alle Radici

A Como scatta la guerra dell'aborto (corriere di Como)

Tra oggi e sabato manifestazioni e contro-manifestazioni davanti all'ospedale Sant'Anna
In città e a Cantù oltre dieci inetrruzioni di gravidanza alla settimana

Veglie di preghiera e benedizione dei bambini abortiti da un lato. Cartelli e slogan in difesa dell’interruzione di gravidanza dall’altro. Si è scatenata una vera e propria guerra a Como sulle cosiddette gravidanze indesiderate, una questione che da sempre divide l’opinione pubblica internazionale e che ora, sul Lario, si è trasformata in una battaglia tra movimenti per la vita e gruppi che al contrario proclamano la libertà di scelta delle donne.
Ieri mattina, una quindicina di volontari del Centro aiuto alla vita (Cav) di Besana Brianza (Milano) si è radunata davanti all’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù, proprio nel giorno in cui vengono effettuati gli interventi di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). I manifestanti hanno pregato e recitato il rosario distribuendo ai passanti volantini di sensibilizzazione contro l’aborto. Questa mattina, la veglia di meditazione e preghiera sarà ripetuta davanti all’ospedale Sant’Anna di Camerlata.
Sabato prossimo invece sarà la volta di una contro-manifestazione, promossa dal Progetto “Alle radici”, «in difesa dell’interruzione di gravidanza, per la libertà e l’autodeterminazione di ogni donna e contro ogni violenza e discriminazione dentro le mura degli ospedali». >>>>

Nasce l’Epicentro Solidale a Fossa

COMUNICATO STAMPA
Le realtà e i movimenti di lotta di Roma a sostegno delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma: Epicentro Solidale a Fossa da oggi 8 aprile

Le realtà e i movimenti di lotta di Roma, composti da precari, migranti, studenti, occupanti di case e di spazi sociali, procedono da lunedì nella raccolta indipendente di aiuti - a sostegno delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma. Da oggi mercoledì 8 aprile, è stato stabilito nella località di Fossa (L’Aquila) l’Epicentro Solidale: un punto di convergenza per l’afflusso continuo degli aiuti e la loro distribuzione a Fossa come in tutti centri vicini che ne necessitano. Vogliamo già rendere noto, ringraziando tutti coloro che si sono attivati, che nei punti di raccolta dislocati nella città, già in 2 giorni è stato raccolto e distribuito un enorme quantitativo di beni di prima necessità e che le raccolte andranno avanti sino a venerdì 10 aprile, per riprendere nella prossima settimana con modalità che comunicheremo. Il trasporto dalla capitale e la distribuzione presso le comunità abruzzesi degli aiuti raccolti sarà in carico alle attiviste e agli attivisti che da oggi si turneranno in squadre, con furgoni-navetta che faranno la spola tra Roma e Fossa.
L’Epicentro Solidale nasce e si disloca a Fossa grazie all’iniziativa autonoma e dal basso delle realtà e delle reti di movimento romane che hanno attivato un contatto diretto con realtà locali dell’Aquilano. L’Epicentro Solidale lavorerà in cooperazione con le comunità locali e con le strutture di primo soccorso già stabilite in loco. Sino a quando continueranno le operazioni di ricerca dei dispersi e fino alla fine dello sciame sismico l’Epicentro Solidale continuerà a funzionare come punto di snodo di tutto il materiale raccolto in forma indipendente dal movimento romano in questi giorni. Nella fase successiva invece l’Epicentro Solidale si trasformerà in campo permanente di sostegno alle comunità sfollate quando la fine dello sciame sismico consentirà di stabilire delle strutture volontarie.
Proprio a questo scopo si raccolgono già da ora le disponibilità di volontari per l’attivazione di queste strutture e soprattutto di insegnanti disposti a sostenere una delle esigenze già manifestata dai giovani e dalle famiglie del luogo, quella di poter terminare l’anno scolastico.
Infine informiamo che da oggi è anche disponibile una infoline direttamente presso l’Epicentro Solidale di Fossa, i cui numeri sono: 3473237703 e 3664137433
I compagni e le compagne di Roma

I punti di raccolta sono:
Loa Acrobax, via della vasca navale 6 giovedì e venerdì tutto il giorno
Csoa Forte Prenestino, via federico delpino giovedì e venerdì dalle 12 in poi
Ex Snia Viscosa, via prenestina giovedì sera a partire dalle 19
Area 51, via bacciarini 12 giovedì e venerdì dalle 15 alle 20
Porto Fluviale, via del porto fluviale 12 giovedì e venerdì dalle 17 alle 21
Regina Elena, via del Castro Laurenziano giovedì e venerdì dalle 17 alle 21
Ex Cinema Volturno, via Volturno 37 giovedì e venerdì dalle 17 alle 21
Per info su Roma 3394611835 e 3295638652

mercoledì 8 aprile 2009

PRESIDIO DAVANTI ALL' OSPEDALE S. ANNA DI COMO - FUORI GLI ANTIABORTISTI DAGLI OSPEDALI

Il gruppo femminista e antispecista 'Alle radici' di Como ha organizzato un presidio davanti al S.Anna di Como. Qui trovate il sito e tutte le informazioni ... alleradici.noblogs.org

FUORI GLI ANTIABORTISTI DAGLI OSPEDALI!


SABATO 11 APRILE
DALLE ORE 15.00 ALLE 17.00
PRESIDIO DAVANTI ALL' OSPEDALE
S. ANNA DI COMO

- IN DIFESA DELL' INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA
- PER LA LIBERTA' E L'AUTODETERMINAZIONE DI OGNI DONNA
- CONTRO OGNI VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE DENTRO LE MURA DEGLI OSPEDALI

In un periodo in cui il diritto alla salute é fortemente minato da privatizzazioni e leggi razziali e xenofobe che ledono il diritto alla cure e alla salute di intere fasce della popolazione, prime fra tutte quelle persone considerate "clandestine", come Kadiatou, la donna ivoriana denunciata come clandestina da un medico dell’ospedale Fatebenefratelli di Napoli dove è andata a partorire, é importante non dimenticarsi di luoghi come gli ospedali e di quello che quotidianamente avviene al loro interno.

In materia di interruzione volontaria di gravidanza, le violenze, gli abusi e le irregolarità sono purtoppo all' ordine del giorno, in buona parte degli ospedali italiani, principalmente per motivi di ingerenze religiose e politiche.

Una donna che desidera interrompere una gravidanza, si trova spesso a dover affrontare un vero e proprio calvario fatto di discriminazione, impedimenti e violenze psicologiche ed anche fisiche.

Abbiamo deciso di organizzare un presidio per denunciare la situazione dell' ospedale di Como, che da anni permette l'accesso e le proteste a gruppi antiabortisti,
e dare la nostra solidarietà ad ogni individuo femminile ridotto a corpo, prodotto,
oggetto, riproduttrice.

martedì 7 aprile 2009

questo non è il momento delle polemiche (?)

Su Carmilla on line c'è questo breve articolo di Alessandra Daniele.
Concordo con ogni singola parola, virgola, punto.

In Abruzzo più di un centinaio di morti, e decine di migliaia di senzatetto.
In Parlamento il solito accordo bipartisan: ''questo non è il momento delle polemiche''.
Certo, sarebbe assurdo parlare di norme antisismiche dopo un sisma.
Parliamo di norme antiforfora. >>

AMPy Hour - sabato 18 aprile dalle 19.00

giovedì 2 aprile 2009

Presidio Venerdì 3 APRILE '09 a Roma contro il pacchetto sicurezza e i medici spia

SIAMO TUTTE CLANDESTINE
NO al pacchetto sicurezza, NO ai medici spia

Presidio di solidarietà a Kante, la donna ivoriana denunciata come clandestina da un medico dell’ospedale Fatebenefratelli di Napoli dove è andata a partorire

Evidentemente uno o più operatori sanitari, resi troppo zelanti dal loro razzismo, si sono sentiti in dovere di applicare una legge ancora prima che fosse approvata.

Il 4 febbraio scorso, infatti, il Senato ha varato il cosiddetto Pacchetto Sicurezza (ddl 733), che contiene, tra l'altro, una modifica all'articolo 35 del Testo Unico sull'Immigrazione (Dlgs 286-1998) che elimina la garanzia, per gli irregolari che vanno a curarsi, di non essere segnalati da parte dei sanitari. Un vergognoso provvedimento che impedisce di fatto ai cittadini stranieri, non in regola con il permesso di soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie.

Ancora una volta repressione e controllo giungono sin dentro le corsie degli ospedali dove dovrebbero essere garantiti diritti universali come quello alla salute e alle cure!!

Nell’ospedale Fate bene fratelli di Napoli, a Kante è stato sottratto il bambino impedendole persino di allattarlo per i 10 giorni che ci sono voluti per dimostrare che era in attesa del riconoscimento dell’asilo politico. Cosa succederà nei casi di espulsione di una donna immigrata? Che fine faranno i bambini “clandestini”? Quante saranno le donne che pur di evitare l’espulsione o di vedersi portare via il bambino ricorreranno ai circuiti illegali per partorire o abortire rischiando la morte? Kante purtroppo non è neanche la prima vittima, appena due settimane fa Joy Johnson, una nigeriana di appena 24 anni moriva di tubercolosi per la paura di essere denunciata qualora si fosse presentata in ospedale per farsi curare.

Se questa legge viene approvata definitivamente, nonostante le proteste della maggioranza dei medici italiani, non solo gli immigrati irregolari rischiano la segnalazione e l’espulsione per il solo fatto di ricorrere a cure mediche, ma in caso di parto sarà impossibile anche la registrazione anagrafica del bambino!

Ancora una volta il corpo delle donne viene utilizzato come pretesto per giustificare leggi repressive. Non è un caso che proprio il pacchetto sicurezza sia stato approvato strumentalizzando gli episodi di violenza contro le donne degli ultimi mesi. Sull’onda del clamore mediatico creato
ad arte intorno a questi stupri si è voluto far credere che gli unici responsabili della violenza contro le donne sono gli immigrati. Una menzogna: 142 donne sono state uccise nel 2008 e centinaia di migliaia quelle picchiate e violentate dai loro mariti, fidanzati, amici. Che c’entrano gli immigrati? Aumentare la paura dello straniero, la diffidenza e l'odio serve solo a nascondere i veri responsabili della insicurezza dei cittadini: i poteri forti che creano la precarietà, che tagliano i servizi sociali, che licenziano, che fanno degradare i nostri quartieri.

Contro pacchetti sicurezza e norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che

SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE! QUESTE MISURE NON
DEVONO PASSARE!

Presidio
Venerdì 3 APRILE '09 _Roma
ORE 17.00- davanti al Ministero del Lavoro, Salute, Politiche Sociali
(via Veneto 56, metro Barberini)

Assemblea romana di femministe e lesbiche

flat.noblogs.org

mercoledì 1 aprile 2009

A Napoli i medici denunciano clandestina dopo il parto

A parlare di certe cose sale solo una grande rabbia sorda. O almeno questo è quello che succede a me.

Lei si chiama Kante, e le informazioni su di lei le posso avere solo dai media, da quei mezzi di informazione che non sai mai quanto e come ti raccontano le cose.

E’ successo a Napoli. E’ successo al Fatebenefratelli. E’ successo a lei, originaria della Costa D’Avorio.
E’ toccato a lei partorire e vedersi strappato il figlio. E’ toccato a lei essere denunciata perché non in possesso di un pezzo di carta.
Mancanza che, a quanto pare, preclude la possibilità di potersene stare in pace a guardare il bel capolavoro fatto, guardare, finalmente, qualcosa che per nove mesi hai solo sentito.
E’ toccato a lei non poter allattare per quattro giorni suo figlio. E’ toccato a lei restare 11 giorni in ospedale in attesa che qualcuno le desse il permesso di portare via il bambino.
Questo qualcuno è la Questura che doveva accertare e confermare la sua identità.

C’è da rimanerci secchi.

In Costa D’Avorio c’è la guerra.
Due anni fa le milizie governative le hanno ucciso il marito, davanti a casa.
Davanti agli occhi.
E lei è scappata, è venuta qua.
Ha chiesto asilo politico.
Kante, ad oggi, è ancora clandestina.

Forzatamente protagonista, involontariamente simbolo di qualcosa che riguarda tutte, e tutti.




Leggo e vi riporto da sgrunt.noblogs.org e su degeneri.noblogs.org

2 APRILE '09
NAPOLI

ORE 17.00 - davanti al fatebenefratelli

(via manzoni 20, 5000mt fermata metro mergellina)



PRESIDIO - SIAMO TUTTE CLANDESTINE!!



Solidarietà a Kante.

Contro pacchetti sicurezza e norme xenofobe
che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, 
rispondiamo che



SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!

martedì 31 marzo 2009

sgomberi e naufragi

Era ora, no? Ci voleva quest’ennesimo atto di pu(o)lizia.

Persone, PERSONE, trattate come fossero sacchi di immondizia.
Persone, BAMBINI, di cui nessuno sembra comprendere l’essenzialità del loro essere solo e principalmente questo, bambini.
Presi e gettati altrove, dove non importa. Tanto vi seguiremo, e ovunque vi sistemerete, ovunque sarete, noi arriveremo a prendervi e a gettarvi via. Altrove.

Bene. Adesso mi sento meglio. Adesso sì.

Ordine. Ci vuole ordine. Pulizia, e disciplina. E leggi, e sicurezza. E pene certe. E galera.
E schiavitù.
Ci vogliono i rastrellamenti, e gli sgomberi dei campi rom.
Ci vuole l’esercito, ci vuole lo stato d’emergenza.
Ci vogliono i lager, e meno male che ogni tanto ci pensa il mare ad ingoiare un po’ di quelle vite che altrimenti ci dobbiamo pensare noi a mortificarle, umiliarle, sterminarle, ingabbiarle, sfruttarle. Che altrimenti ci dobbiamo pensare noi, la notte, a cercarli, stanarli e ammazzarli di pugni, e calci, e spranghe.

Ci vuole proprio tutto questo nazismo. E’ necessaria, questa deriva del buon senso.

Tutto questo è necessario.

Altrimenti come si fa a tollerare simili bieche scelleratezze che solo l’essere umano riesce a fare?




(ANSA) - MILANO, 31 MAR - La baraccopoli sorta sotto il cavalcavia Bacula a Milano e' stata smantellata dalle forze dell'ordine, 70 rom sono stati allontanati. Per impedire la rioccupazione cominceranno i lavori di recinzione dell'area, che dureranno un mese. La prossima area di intervento sara' l'ex Marchiondi. In due anni sono stati effettuati sette sgomberi. Nella baraccopoli trovavano rifugio notturno circa 140 romeni.

(ANSA)- ROMA, 31 MAR - Nuova tragedia del mare tra l'Africa e l'Italia: due barconi di migranti sono affondati. A bordo centinaia di disperati quasi tutti dispersi. Sarebbero quattro imbarcazioni in difficolta' non lontano dalla costa della Libia. Due sono affondate.Delle altre due non si sa niente.Una nave cisterna italiana ha salvato 350 clandestini a bordo di una imbarcazione alla deriva.Sono poi state tratte in salvo 23 persone e di altre 21 sono stati recuperati i corpi senza vita.I dispersi sarebbero piu' di 500.

mercoledì 25 marzo 2009

è nata un'altra consultoria, a Bologna


CONSULTORIA AUTOGESTITA FIGLIEFEMMINE

http://www.myspace.com/consultoria_figliefemmine

figliefemmine@inventati.org
http://figliefemmine.noblogs.org

A tutte capita di farsi domande su se stesse, sul proprio modo di vivere la sessualita' e i rapporti con gli altri.
Ora c'e' un spazio dove puoi fare due chiacchere e trovare risposte.
E' nata la Consultoria, passa a trovarTi! ;)

TI SEI MAI CHIESTA:

Come funziona il mio corpo? Quanto lo conosco?
Cos’è il sesso?
Cos’è il piacere?
Come si usa il preservativo? Cos’è il femidom?
Come si può evitare di restare incinta?
Come faccio a non prendere malattie sessualmente trasmissibili?
Dove trovo la pillola del giorno dopo?
La pillola anticoncezionale mi fa ingrassare, è vero?
Cos’è un ginecologo? Come funziona una visita?
Cos’è un consultorio?
A chi posso chiedere aiuto se non voglio farlo sapere ai miei?
Cos’è l’amore? E’ fare qualcosa quando non mi sento pronta?
Quando qualcuno mi sta usando violenza?
Come mi difendo?
Mi piace una persona del mio stesso sesso, sono normale?
Esiste la normalita'?

siamo nella m_rda

E' da ieri che ci penso, da quando ho letto questo post >> su metilparaben.

Si racconta di una donna a cui viene negata non da uno, ma da due medici di un ospedale di roma, una visita ginecologica di controllo ed un pap test.

"Lei è depilata e io non posso visitarla perchè infrangerei non solo l'etica professionale ma anche la morale e la mia coscienza".

Questo le viene detto dalla prima dottoressa.

[...] signora, lei è una bella donna, le sue scelte sessuali non ci riguardano, è vero, ma il suo STATO è contro la morale e contro la nostra etica professionale quindi si rivolga ad un altro ospedale. [...]

Questo è quello che le viene detto dal secondo dottore.

Di fronte ad un racconto così mi piacerebbe poter semplicemente dire: seeeh, figurati!
E non preoccuparmi nemmeno di seguire la faccenda, farmi due risate e chiusa lì.

E invece tocca che mi dico, in silenzio, che tutto è possibile, qui e adesso.

Se è vero, che ve lo dico a fare, è allucinante.

Se non è vero è allucinante lo stesso.

saronno 28 marzo

martedì 3 marzo 2009

CONSULTORIA AUTOGESTITA PER DONNE

CONSULTORIA AUTOGESTITA
PER DONNE
c/o Ambulatorio medico popolare
Via dei Transiti 28, Milano
tel. 02 26827343

per info e contatti maistatezitte@gmail.com

OGNI MARTEDÌ DALLE 18.00 ALLE 19.30 SPAZIO
RISERVATO ALLE DONNE SU SESSUALITÀ, GRAVIDANZA, ABORTO, CONTRACCEZIONE

CADA MARTES DE 18 A 19.30 LUGAR RESERVADO A LAS MUJERES SOBRE
SEXUALIDAD, EMBARAZO, ABORTO, CONTRACEPCIÓN

TOUS LES MARDI, DE 18.00 À 19.30 HEURES, ESPACE RÉSÉRVÉ AUX FEMMES
SUR SEXUALITÉ, GROSSESSE, AVORTEMENT, CONTRACEPTION

TODAS AS TERÇAS-FEIRAS, DAS 18.00 AS 19.30, ESPAÇO RESERVADO ÀS
MULHERES PARA FALAR SOBRE SEXUALIDADE, GRAVIDEZ, ABORTO,
CONTRACEÇÃO

EVERY TUESDAY FROM 18.00 TO 19.30, THIS SPACE IS RESERVED TO WOMEN’S
ISSUES: SEXUALITY, PREGNANCY, ABORTION, CONTRACEPTION

MARTI INCEPAND EN ORE 18 PANA LA ORE 19.30 SPATIU REZERVAT FEMEILOR,
DESPRE SEXUALITATE, SARCINA, AVORT, CONTRACEPTIE



Noi NON denunciamo chi non ha permesso di soggiorno

giovedì 26 febbraio 2009

Testamento biologico

Lettera aperta all’onorevole Franceschini (da MicroMega)

Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, Stefano Rodotà, Paolo Flores d'Arcais: Gli emendamenti del Pd sulla legge "fine-vita" non sono una mediazione, sono una resa.

Stimato onorevole Franceschini,
appena eletto segretario del Partito democratico, lei ha fatto riferimento alla laicità come valore irrinunciabile del suo partito, in quanto valore irrinunciabile della carta costituzionale. Il banco di prova della coerenza pratica rispetto a questa affermazione è costituito dall’atteggiamento che il suo partito assumerà nella discussione sulla legge cosiddetta “fine-vita”.
Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini. E questo vale più che mai per quanto riguarda ciò che è più proprio di ciascuno, che fa anzi tutt’uno con la propria esistenza, la sua stessa vita, e la parte finale di essa.
E infatti la Costituzione della Repubblica nel suo articolo 32, e la convenzione di Oviedo ratificata dall’Italia, la legge sul servizio sanitario nazionale, e numerose e univoche sentenze della Cassazione negli ultimi anni, stabiliscono in modo tassativo che nessun cittadino può essere sottomesso a “interventi nel campo della salute” senza il suo consenso (debitamente informato) e che tale consenso può essere ritirato in qualsiasi momento. La convenzione di Oviedo evita ogni distinzione tra “cure” e altri interventi (“di sostegno vitale”, ecc.) proprio perché non si possa giocare sulle parole e violare così il diritto del paziente di rifiutare qualsiasi trattamento medico e/o ospedaliero (tranne che per gli eccezionali motivi di sicurezza pubblica: epidemie, vaccini e simili).
Sulla propria vita, insomma, può decidere solo chi la vive, e nessun altro. Questo l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico, confermando l’essenzialità del consenso informato nell’articolo 3 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il disegno di legge Calabrò distrugge tale diritto. All’art. 2, comma 2 dice infatti: “L'attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all'alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”.
Il che significa che Piergiorgio Welby non potrebbe far disattivare il respiratore artificiale, e che Luca Coscioni non avrebbe potuto rifiutare la tracheotomia, e che l’amputazione di un arto che va in gangrena diventerebbe coatto, e così la trasfusione di sangue anche a chi la rifiuta per motivi religiosi (tutti rifiuti garantiti oggi dalla legge e più volte applicati fino al “prodursi della morte del paziente”).
Non basta. L’articolo 5 comma 6 stabilisce che “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. In tal modo il cosiddetto testamento biologico diventa una beffa. Qualsiasi cosa abbia stabilito il cittadino, davanti a un notaio e reiterando le sue volontà ogni tre anni, il sondino gli sarà messo in gola a forza. I medici delle cure palliative hanno del resto spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie.
E’ evidente il carattere anticostituzionale di tale legge, ma anche il suo carattere semplicemente disumano. Purtroppo gli emendamenti proposti dal suo partito (primo firmatario Anna Finocchiaro) lasciano intatta la violenza dell’articolo 2 comma 2, e aprono solo un modesto spiraglio rispetto a quella dell’articolo 5 comma 6. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, praticamente indistinguibile dal disegno di legge della maggioranza, e che non a caso è stata benevolmente accolta dall’on. Quagliariello.
Il Partito democratico aveva il suo progetto di legge da anni, e con tale programma andò alle elezioni che portarono al secondo governo Prodi: la legge firmata da Ignazio Marino. Ogni passo indietro rispetto a tale proposta sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo, dalle sentenze della Cassazione.
Abbiamo letto che il suo partito sarebbe comunque orientato a dare ai suoi parlamentari “libertà di coscienza” al momento del voto. Ci sembra che tale atteggiamento sia frutto di un fraintendimento molto grave.
Se venisse presentato un disegno di legge che stabilisce la religione cattolica come religione di Stato, proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli, sarebbe pensabile - per un partito politico che prenda sul serio la Costituzione - lasciare i propri parlamentari liberi di “votare secondo coscienza”, a favore, contro, astenendosi? O non sarebbe un elementare dovere, vincolante, opporsi a una legge tanto liberticida?
La legge ora in discussione sulle volontà di fine vita è, se possibile, ancora più liberticida (e disumana) di quella sopra evocata. Non costringe al battesimo forzato, costringe al sondino forzato, al respiratore forzato, a qualsiasi accanimento che prolunghi artificialmente una vita che, per la persona che la vive, non è più vita ma solo tortura. Peggiore quindi della morte.
In ogni caso la libertà di coscienza del parlamentare non può essere invocata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle persone.
Siamo certi perciò che nulla di tutto questo accadrà, e che in coerenza con il valore della laicità da lei riaffermato, il Partito democratico non tollererà scelte che violino, opprimano e vanifichino l’elementare diritto di ciascuno sulla propria vita.

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Stefano Rodotà
Umberto Veronesi

(25 febbraio 2009)

mercoledì 18 febbraio 2009

Pillolissima 2009

leggo e riporto da pillolissima2009.splinder.com >>>

Pillolissima 2009 strumentalizzata: chiediamo errata corrige al Corriere della Sera

In merito alla seguente nota stampa diffusa dal presidente di Laziosanità D'ubaldo:

'La pillola Ru486 non e' un anticoncezionale e non rientra nella categoria dei farmaci da assumere al di fuori del controllo medico'. Lo afferma, in una nota, il presidente di Laziosanita'- Asp Lucio D'Ubaldo in merito all'irruzione dei giorni scorsi nei Pronto Soccorso ospedalieri da parte delle studentesse e precarie dell'Onda universitaria, come riportato da diversi organi di informazione, per verificare che 'i rapporti amorosi tra giovani e meno giovani siano tutelati effettivamente con l'accesso a misure preventive ed anticoncezionali, a cominciare dalla prescrizione della Ru486'. 'Su questo punto - spiega D'Ubaldo - bisogna essere chiari, poiche' i diversi punti di vista etici non mettono in discussione l'aspetto tecnico di un prodotto non ascrivibile alle procedure di protezione. Credo sia giusto che le autorita' sanitarie e l'assessorato regionale esercitino fino in fondo il loro ruolo in ordine ad una informazione corretta e responsabile'.

Le studentesse e le precarie romane che sabato notte hanno dato il via alla campagna 'Pillolissima 2009' ribadiscono come scritto nel comunicato diffuso dopo le azioni svolte negli ospedali che:

- la nostra richiesta nei pronto soccorso era volta a richiedere la cosiddetta 'pillola del giorno dopo', anticoncezionale di emergenza, che deve essere distribuito dagli ospedali cosi' come prevede la legge, e sul quale non c'è possibilità di obiezione da parte dei medici, non essendo una pillola abortiva. I medici che si rifiutano di fare la prescrizione sono passibili di denuncia per omissione di soccorso e interruzione di pubblico servizio.

- la pillola RU486 di cui parla D'Ubaldo è un altro farmaco, una pillola abortiva. NON QUELLA CHE E' STATA OGGETTO DELLE NOSTRE RICHIESTE. Anche se come donne riteniamo uno scandalo che la RU486 non sia disponibile in Italia come lo è nei paesi piu' avanzati. E' una barbarie che il maggior dolore fisico, psicologico ed emotivo possibile sia inflitto alle donne che scelgono di abortire, usandolo come deterrente.

- il presidente D'Ubaldo confonde evidentemente le due pillole. Per ignoranza, o forse confuso dall'articolo di lunedi del Corriere della Sera che, distorcendo il comunicato stampa da noi inoltrato, parlava a torto di RU486. Per questo chiediamo che venga riportata sul giornale medesimo una correzione riguardo l'articolo su Pillolissima 2009.


Le donne che ogni giorno affrontano il trauma di un servizio pubblico mancato, o di un aborto, sanno bene di cosa parlano, al contrario evidentemente di D'ubaldo, dei medici obiettori, e dei giornalisti poco informati.
Non ci faremo strumentalizzare e non staremo al gioco di chi cerca di spostare la questione di un diritto negato verso altri aspetti del tema in questione!

lunedì 16 febbraio 2009

iniziativa antipsichiatrica a saronno


Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno

MALATI DI NIENTE
Itinerari per uscire dalla psichiatria
INCONTRO PUBBLICO
Con Maria Rosaria D'Oronzo, psicologa,
del Centro Relazioni Umane di Bologna (www.antipsichiatria-bologna.net)
e con il Gruppo d'iniziativa non psichiatrica di Tradate
giovedì 26 febbraio 09 - ore 21
presso sala Aldo Moro - viale Santuario 13 Saronno

*
"Perché se la ragione esiste, essa consiste proprio nell'accettare questo cerchio continuo della saggezza e della follia, nell'essere chiaramente coscienti della loro reciprocità e della loro impossibile separazione." M. Foucault

La solitudine della persona internata e sottoposta a giudizio psichiatrico è senza paragoni.
Non è solo celle, spioncini e letti di contenzione. E nemmeno soltanto psicofarmaci ed elettroshock.
È anche isolamento assoluto di chi, al contrario di tutti gli altri internati di carcere e lager, è considerato, sia pure arbitrariamente, senza pensiero razionale o, come si dice, con un pensiero malato.

Tu parli, gridi, protesti, ricordi e gli altri sorridono con superiorità come se si trattasse di un cane che pretende di appartenere alla specie.
La stessa voce del personale che si rivolge agli internati e ai pazienti psichiatrici ha un timbro falso, artificiale, artefatto.

Perché "malato di mente" significa prima di tutto non uomo.
Il considerare altri come non uomini ci preserva dall'affrontare con pienezza la nostra responsabilità di singoli come appartenenti a tutte le innumerevoli possibilità della specie.
È una fuga dalla profondità abissale del nostro essere in una riduzione a manichini, in polemica con la fantasia e la creatività.
Così i reparti psichiatrici sono la morte degli internati, ma sono nello stesso tempo il nostro impoverimento, la nostra tragica barbarie, la nostra vita superficiale e fallita, che si consuma, senza capire, in una ignoranza psicologica totale.

La psichiatria ha libertà di azione quando si è fatto terreno bruciato intorno alle persone; più si conoscono le persone e meno si è disponibili che vengano distrutte per quello che dicono o pensano.
Bisogna imporre una sorta di omertà collettiva per poter far finta di non aver fatto quello che si è fatto, chiedendo un ricovero o facendo marchiare con uno stigma invalidante un proprio "caro".

La psichiatria si interessa di noi fin dalla nascita, i bambini già da piccoli possono essere giudicati affetti da "patologie" come l'ADHD (deficit di attenzione e iperattività) ed essere trattati con psicofarmaci.

La nostra rivoluzione deve essere la rottura dell'omertà, schierandoci apertamente dalla parte di chi è messo da parte.
Non intendiamo dare risposte per "curare", "controllare" o "normalizzare" le persone che hanno comportamenti diversi dai nostri.
Nessuno libera nessuno, ci si libera insieme.

Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno

INIZIATIVA ROMANA

pillolissima2009.splinder.com >>>

Con Pillolissima 2009 libertà e autodeterminazione!

Il 14 febbraio è il giorno degli innamorati: per questo ci siamo chieste se i rapporti amorosi tra giovani e meno giovani siano tutelati effettivamente con l'accesso a misure preventive e anticoncezionali.

Questa notte i più grandi ospedali di Roma sono stati oggetto di un blitz-inchiesta da parte di studentesse (di alcune scuole di Roma e delle due università La Sapienza e Roma 3) e precarie. L'obiettivo è quello di tracciare una mappa di quegli ospedali in cui illegalmente si esercita l'obiezione di coscienza sulla contraccezione di emergenza. Verso le 22.00 piccoli gruppi di donne sono entrati contemporaneamente nelle sale dei pronto soccorso richiedendo la cosidetta "pillola del giorno dopo", che deve essere assunta entro le 72 ore dal rapporto sessuale ma la cui efficacia diminuisce col passare delle ore.

I dati raccolti la scorsa notte sono i seguenti.

Il policlinico Gemelli e l'ospedale S.Pietro Fate Bene Fratelli non prescrivono la pillola. Difronte alle insistenze delle studentesse, il personale risponde che questi sono ospedali cattolici(come se si fossero dimenticati di essere convenzionati con lo stato italiano), giustificando, in questo modo, l'omissione di soccorso.

L'ospedale CTO rifiuta la prescrizione della pillola e al momento di rilasciare la dichiarazione del rifiuto, la dottoressa chiede di pagare il ticket di 25 euro, indirizzando poi la richiedente ad un altro ospedale per avere la prescrizione della pillola, dopo aver pagato un altro ticket.

I pronto soccorsi degli ospedali Policlinico Umberto I, San Filippo Neri, San Camillo Forlanini, S.Eugenio, Pertini e S.Giovanni prescrivono la pillola solo dietro pagamento del ticket di 25 euro. In particolare l'ospedale S.Eugenio viene indicato da più ospedali come il luogo in cui viene prescritta la pillola "senza problemi". Nel pronto soccorso del S.Giovanni viene negata in un primo momento, a seguito di insistenze da parte delle studentesse, viene prescritta.

Negli ospedali S.Andrea, Policlinico Casilino , Policlinico Tor Vergata si segnala la presenza di obiettori ma, allo stesso tempo, la possibilità di ottenere la prescrizione della pillola, anche se con tempi di attesa non prevedibili e sempre dietro il pagamento del ticket.

Denunciamo l'omissione di soccorso e l'interruzione di un pubblico servizio degli ospedali, laddove è illegale che i medici ricorrano all'obiezione di coscienza. La contraccezione di emergenza infatti ha un effetto prefertilizzante e non abortivo, non prevede restrizioni d'uso (è un farmaco che rientra nella "classe 1" dell' OMS) e deve essere prescritta senza diagnosi.

Ribadiamo inoltre che la salute deve essere un sevizio pubblico e gratuito per tutti e tutte, migranti e cittadini/e italiani/e: per questo riteniamo inaccettabile il costo del ticket (solo per farsi prescrivere una pillola) pari a 25 euro che devono essere sommate al costo del farmaco(circa 13 euro). La nostra azione è volta a rimettere al centro del dibattito pubblico la libertà delle donne nella gestione del proprio corpo, troppo spesso utilizzato strumentalmente per dare avvio a provvedimenti dettati dalla morale cattolica e che limitano la possibilità di scegliere una sessualità e una maternità consapevole.

Per questo noi obiettiamo gli obiettori.

Tutte le donne devono avere accesso ad un'informazione laica e libera su sessualità e prevenzione, che agendo prima dell'emergenza educhi a una sessualità consapevole; a un sistema di welfare universale che consenta prestazioni sanitarie gratuite e servizi che ne sostengano l'autodeterminazione, a partire da consultori, asili pubblici e centri antiviolenza.

La libertà e i diritti delle donne non saranno il prezzo da pagare in questa crisi. Né ora né mai.

Studentesse e precarie

RIOCCUPATO IL COX18

cox18.noblogs.org >>

Altroché San Valentino
Il nostro cuore batte per Cox 18!

Alle ore 20.00 di oggi, venerdì 13 gennaio, dopo le contraddittorie ragioni che il Comune di Milano ha espresso stamattina in un’aula del Palazzo di Giustizia, 200 compagni sono rientrati nel centro sociale COX 18 riprendendosi ciò che gli era dovuto.


Attualmente solo la libreria Calusca e l’archivio Primo Moroni rimangono sigillati, decisione presa per salvaguardare il grande valore culturale lì dentro racchiuso, nei suoi volumi e nei rarissimi materiali che sono la nostra memoria storica e quella dei movimenti, del quartiere Ticinese e di tutta la città.
L’odierna udienza davanti al giudice civile sul ricorso contro lo sgombero illegale del 22 Gennaio non ha portato ad alcuna conclusione. Il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Il Comune ha dichiarato tramite i suoi avvocati che non ha nulla a che fare con la decisione dello sgombero, scaricando ogni responsabilità su Prefettura e Questura. Una posizione comprensibile, perché una responsabilità accertata da parte del Comune comprometterebbe seriamente la sua posizione processuale.
Ma basterebbe ricordare l’intervista rilasciata dal Prefetto Lombardi al quotidiano "il Giornale" il 28 gennaio scorso, in cui affermava senza mezzi termini che “il Comune ha chiesto alla Questura di intervenire”, aggiungendo che “la Questura, quando riceve una richiesta del genere, soprattutto da un ente pubblico, deve garantire una tutela immediata.” Tali dichiarazioni non sono state mai smentite.
Ma c’è un altro fatto che dovrebbe far sorgere dei seri dubbi rispetto alla fantasiosa ricostruzione rilasciata dal Comune. Infatti, il pomeriggio del 21 Gennaio, il vicesindaco De Corato, nonché deputato a Roma, aveva rivolto al Ministero degli Interni un’interrogazione, in cui chiedeva di accelerare gli sgomberi dei centri sociali. Alcune ore più tardi la polizia sgomberava senza uno straccio di carta che lo autorizzasse il centro sociale Cox 18.
Qualcuno si deve assumere la responsabilità di dirci perché il 22 gennaio abbiamo dovuto subire uno sgombero completamente illegale, considerando il fatto che la vertenza sull’usucapione è ancora in corso.
Intanto ci siamo ripresi ciò che ci aspettava, la lotta d’ora in avanti la condurremo all’interno di Cox 18, dove batte più forte il nostro cuore...


Altroché San Valentino.

LA TERRA TREMA IL CIEL SI OSCURA – CONCHETTA 18 NON HA PAURA!!


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28 FEBBRAIO 2009 - MILANO - MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LE LOGICHE SECURITARIE . PER L'AUTOGESTIONE E GLI SPAZI SOCIALI


Le mani moleste della Proprietà e del Controllo sono in grande attività:

Trasformano la salute in un affare per imprenditori
Ci raccontano che la migliore cura è l'espulsione
Cancellano l'edilizia popolare e trasformano in merce i bisogni
Negano i diritti, la solidarietà

Per salvaguardare i loro loschi affari ingabbiano la cultura, cacciano le persone, cancellano la storia

In città ridotte a macchine per fare soldi, vogliamo liberare spazi, luoghi in cui stare e tempi da attraversare

Con la forza dei nostri desideri e con le armi della solidarietà vogliamo sconfiggere l'ossessione di controllo di chi nega il diritto all'esistenza e l'avidità di chi trasforma la conoscenza in un lusso

Per la salvaguardia e l'ampliamento dei diritti, contro la meschinità del razzismo di governo e contro la cementificazione delle città e delle menti

Milano ore 15

piazza XXIV maggio

le compagne e i compagni di Milano


mercoledì 11 febbraio 2009

COX18

Venerdì 13 febbraio alle ore 9.30

Presidio davanti al Tribunale di Milano in occasione dell'udienza relativa allo sgombero di Cox18.

Venerdì 13 febbraio ore 21.00

Presso il salone USI di viale Bligny 22

Beviamo e mangiamo alla faccia di chi ci vuole chiudere.

Cena a sostegno di Cox18, Libreria Calusca, Archivio Primo Moroni.
Portate cibo, piatti, bicchieri, vino e birra a volontà.

Sabato 14 febbraio ore 22.00

Presso il salone USI di viale Bligny 22

Proiezione di Malamilano (57 minuti, colore e bn, 1997)

Un film di Tonino Curagi e Anna Gorio, con Primo Moroni, Bruno Brancher, Arnaldo Giuliani, Sergio Cesi, Pelé, Luciano, Tamara, Arnaldo Petronella, Armando Radice, Umberto Simonetta, Lallo “due pistole”.


Domenica 15 febbraio

Ci hanno chiuso il centro sociale, e noi le nostre iniziative le facciamo in piazza.
Contro lo sgombero di Cox18, Libreria Calusca, Archivio Primo Moroni

Concerto + DJ Set

ore 22.00, Piazza XXIV maggio


cox18.noblogs.org

Manifestazione nazionale NO VAT 2009

da le ribellule >>

Manifestazione nazionale NO VAT 2009
autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

Roma, 14 febbraio `09 - partenza da Piazza della Repubblica, ore 14.00

A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono
le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del
fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della
deportazione ed eliminazione di donne e uomini considerati “diversi”.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono
potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando
la logica dello “scontro di civiltà” e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati
e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT - rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza - ha l´obiettivo
di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché
il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica a un welfare differenziale e ridotto all´osso e alla progressiva distruzione
di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con “soluzioni” caritatevoli
discriminatorie e familiste.
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole
e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica, denunciata dall’“onda studentesca” dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare
altrove le risorse, ma anche quella - ben più grave nei tempi lunghi - di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti
di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE - Centri di
identificazione ed espulsione - e CARA - Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria
del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri
paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi,
aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo
guerra al concetto di gender che decostruisce la “naturalità” dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica
nell´ambito della loro costante intromissione nelle politiche degli organismi nazionali e internazionali (ONU, Unione
Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i
corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi
di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello
unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant’anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale anche producendo
nuove marginalità da stigmatizzare e nuovi “scarti” da criminalizzare col pretesto della “sicurezza”.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe
e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
· l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
· l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
· un sistema sanitario pubblico e laico;
· uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
· i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
· l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
· l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille...).
Coordinamento Facciamo Breccia

www. facciamobreccia.org adesioni@facciamobreccia.org