martedì 27 gennaio 2009

Già ci menate e stuprate a mani nude. Volete anche armarvi?

Sono stanca, sono arrabbiata.

Sono irrimediabilmente sofferente.

Come sentirsi addosso le mani di chiunque, questo scrivere sulla mia pelle e su quella di tutte le altre parole che non mi appartengono, parole che raccontano una versione mistificata della realtà.

Sono stanca, delle menzogne, delle manipolazioni, delle interpretazioni, dei commenti, delle battute.

Sono schifata, dai giornalisti, dalle giornaliste, dai media, dagli opinionisti, dalla gente.

Se sento un'altra persona dire "gli immigrati stuprano le nostre donne" mi armo.

Sono stanca che mi si dica di cosa avere paura, sono stanca di essere usata come prova di quello di cui ci dicono di avere paura.

Sono stanca della favola dell'uomo nero.

Militarizzate ogni casa in cui una donna, quando il marito torna a casa, ha paura di non aver lucidato sufficientemente il pavimento.

Sono stanca, sono schifata. Sono incazzata.

Come sentirsi addosso le mani di chiunque, continuamente, bombardata, bersagliata, perseguitata da una tale valanga di cazzate da rimanere senza fiato.

Sembra impossibile, eppure è così, dobbiamo continuare a gridare forte, fortissimo.

La violenza non la fa la nazionalità, la violenza ce la fanno gli uomini.

Con il beneplacito di altri uomini, con il beneplacito di molte, troppe, donne.

Sono stanca, assediata, esausta.

Il gioco lo conosco. Lo stupro come l'emergenza rifiuti.

Eppure ci casco.

E mi incazzo.

E sono esausta.

E non voglio sentir parlare di sicurezza, non voglio sentir parlare di militarizzazione, non voglio sentir parlare di leggi, non voglio sentir parlare di galera.

Sono già sommersa da fin troppe cazzate.

Ammesso e non concesso che io possa accettare il concetto di detenzione, ammesso e non concesso, perché devo pensare che la certezza della pena inibisca il pensiero che la donna è qualcosa di cui servirsi come fosse un fastfood?

Ammesso e non concesso, quanto vale la mia vita? Quanto vale il mio corpo? 15 anni? L'ergastolo?

Quanto vale la mia serenità? Quanto vale il terrore? Quanto valgo?


Ammesso e non concesso.

Il problema sta altrove. Non certo nella quantificazione del delitto e nella certezza della pena.



E anche la soluzione sta altrove.



Ma sono stanca.

Anche di me.

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